“Dèmoni” (1985)


Dèmoni è un film horror-splatter italiano del 1985, opera principale di Lamberto Bava, figlio del grande maestro del genere (e non solo) Mario Bava. E’ considerato dalla critica e dal pubblico uno dei pezzi forti dell’horror italiano degli anni ottanta, ma in realtà appare più come un film noioso e per certi versi gratuito che come una pellicola da ricordare: probabilmente buona parte del suo successo deriva proprio dal fatto che il regista si preoccupa solo di mostrare sangue, violenza gratuita e scannamenti vari, per la gioia del pubblico. Il film ebbe un seguito, Dèmoni 2 – L’incubo ritorna, girato nel 1986 e diretto dallo stesso Lamberto Bava. Demoni 3 (1991), invece, è diretto da Umberto Lenzi e non ha niente a che vedere con la saga.


Trama:

Cheryl (Natasha Hovey) si ritrova da sola dopo essere scesa dalla metropolitana; sente strani rumori e poi vede un uomo con la faccia per metà coperta da una maschera che la impaurisce. Fugge, l’individuo la insegue, la ferma e le dà due biglietti per la prima di un film al Metropol, un nuovo cinema. Cheryl decide di andarci con Kathy (Paola Cozzo). Fuori dalla sala del cinema è esposto un “monumento” di ferro raffigurante un cavaliere a cavallo di una vera moto con in mano una maschera d’argento con le fattezze di un demone. In sala il film proiettato è un horror in cui un gruppo di ragazzi viola la tomba di Nostradamus, dove viene trovata una maschera molto simile a quella esposta fuori dal cinema.

Nell’atrio del cinema, una prostituta, per scherzare, si prova la maschera esposta procurandosi un taglietto. Rientrata in sala, la ferita inizia a sanguinare e da lì a poco ella si trasforma in un demone simile a quelli del film. Da qui in avanti il demone infetterà altre persone in sala che a loro volta ne infetteranno altre e si creerà il panico più totale. Cheryl e Kathy, insieme a George (Urbano Barberini) e Ken (Karl Zinny) provano, assieme ad altri, a fuggire dal cinema, ma trovano solo porte murate mentre nell’edificio aumenta il numero dei contagiati. Nel frattempo Kathy, che era stata ferita, si tramuta e viene eliminata; ma dalla sua schiena fuoriesce un altro demone che graffia Ken, il quale implora agli amici di ucciderlo.

Tranne i due giovani ancora in vita, tutti ormai sono diventati bestie demoniache; George e Cheryl affrontano le creature, grazie alla motocicletta esposta. Improvvisamente un elicottero cade sul cinema, permettendo ai due superstiti la fuga ma, sul tetto, compare l’uomo dei biglietti, che dopo una breve lotta viene eliminato. I due ragazzi escono in strada, dove però trovano ancora i demoni. Sopraggiunge una jeep con tre superstiti, che raccolgono i due giovani. Alla fine dei titoli di coda, Cheryl, la quale evidentemente era stata contagiata, si trasforma, ma prima che possa assalire George, uno degli occupanti della jeep la uccide con una fucilata, lasciandola agonizzante sull’asfalto sotto lo sguardo disperato di George.


Commento:

Pur non avendo mai avuto una particolare predilezione per il filone horror italiano degli anni ottanta, preferendo il giallo thriller dei precedenti decenni, non nego tuttavia che anche nei magici eighties si siano sfornati alcuni dei film nazionali più importanti del genere, e per fare un esempio …E tu vivrai nel terrore! L’Aldilà (Lucio Fulci, 1980) è uno di questi (e a mio parere il migliore del periodo). Questo Dèmoni invece, che all’epoca ottenne un buon successo anche al bagaglino e tuttora viene considerato dalla critica uno dei prodotti più significativi dei registi horror italiani degli anni ottanta, non mi ha mai convinto.

Il film in questione, opera prima di Lamberto Bava (anche se sulla locandina capeggia in grande il nome di Dario Argento, in realtà solo produttore e co-sceneggiatore), vorrebbe essere la pietra su cui il figlio del grande maestro Mario Bava vorrebbe cominciare un progetto di rinnovamento e di ritorno ai fasti del passato (del padre, per l’appunto) dell’horror nostrano. Non è un caso se la mossa da cui scaturisce l’armageddon è l’auto-giustapposizione di una maschera metallica dalle effigi di un demone sul volto di una giovane donna (qualunque spettatore un minimo conoscitore del genere riconoscerà senz’altro la citazione palese di La maschera del demonio del padre Mario, del 1960).

Il successo del film è dovuto in grande parte (o per meglio dire, interamente) da tre componenti: thrilling, azione e violenza (con tutto il sangue che ne  consegue). Il tutto è sottolineato da una colonna sonora martellante, in pieno stile eightes che alterna sintetizzatori a pezzi hard rock, a cura di Claudio Simonetti dei Goblin, e il che ci potrebbe anche stare; senonché per il mio gusto personale preferisco altri tipi di colonne sonore, anche e soprattutto per questo genere di film (nei quali a mio parere una colonna sonora troppo invadente potrebbe annullare pressoché del tutto la suspence). Ad ogni modo Lamberto Bava, concentrandosi sui tre elementi di cui sopra, trascura componenti importanti come il plot (pieno di buchi e scene campate per aria, di cui l’elicottero che cadendo dal cielo apre il tetto del cinema offrendo la via di fuga ai prigionieri è la ciliegina sulla torta), la sceneggiatura (i dialoghi sono ripetitivi e poco credibili) e la scelta degli attori (che spesso sono a dir poco imbarazzanti nelle loro recitazioni).

Va bene così, potrebbe dire qualcuno, adducendo al principio del “so bad is so good”; in effetti molti film horror degli anni ottanta (in particolare slasher) puntavano su una recitazione e una sceneggiatura pseudo-trash per concentrarsi sulla componente splatter e sugli effetti speciali; uno di questi – a mio parere molto migliore di Dèmoni – è per esempio Deliria di Michele Soavi (che tra l’altro qua recita nella parte di uno dei demoni). Il problema di Dèmoni va ricercato nel fatto che, nonostante la violenza e l’azione ci sia, il film risulta per larghi tratti noioso da vedere, e la recitazione prossapochista degli attori (da segnalare comunque un gruppo di punk cocainomani che rubano la scena a tutti gli altri attori) e la colonna sonora così invasiva non aiuta certo.

Alcune cose buone ci sono, in primis gli effetti speciali, ad opera di Sergio Stivaletti che con questo film si fece conoscere nell’ambiente. Possiamo vedere un po’ di tutto: decapitazioni, squarci putrefascenti, vomiti verdi, denti che crescono all’improvviso e unghie che cadono. Tutto molto disgustoso e sovente un po’ gratuito, ma per gli amanti dell’horror anni ottanta va bene così. Un altro elemento interessante è il fatto che gli spettatori che andavano a vedere Dèmoni al cinema nell’85 si trovavano come in un gioco di scatole cinesi, assistendo ad altre persone che andavano al cinema per vedere un altro film sui demoni. L’idea verrà ripresa due anni più tardi da Bigas Luna in Angustia, film – a mio parere – di ben altro spessore rispetto all’opera prima di Lamberto Bava.

Da segnalare in positivo anche l’uso cromatico di alcune luci che ricordano molto Mario Bava o lo stesso Dario Argento (Inferno); sapendo che proprio Argento ha prodotto Dèmoni non è difficile immagine un suo “consiglio” a Lamberto Bava sulle luci. E proprio come l’appena nominato Inferno, il film in questione punta molto di più sulla resa stilistica e su un eccessivo splatter fine a se stesso che su una narrazione coerente; ma laddove il capolavoro (uno dei…) di Argento sublimava la sua genialità in un’orgia di colori e psichedelia, purtroppo Dèmoni risulta un mero esercizio di stile, condito da tanto sangue e splatterate varie.


Video:

Trailer inglese del film.


Valutazione: 5.8

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