“Mondo Cane” (1962)


Mondo Cane è un film documentario del 1962, diretto da Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. Sebbene il primo vero mondo-movie sia stato Europa di notte (1959, Blasetti/Jacopetti), Mondo cane è considerato il capostipite di questo filone cinematografico di documentari sensazionalisti, volto a impressionare il pubblico mostrando usi e costumi insoliti, stravaganti e grotteschi delle etnie di tutto il mondo.


Commento:

Il genere dei mondo-movie nacque in Italia verso la fine degli anni cinquanta. Prima di conoscere una controversa fama con Mondo Cane, grazie al sensazionalismo su cui il trio Cavara-Jacopetti-Prosperi puntò, uscì una manciata di altri titoli meno conosciuti: Europa di notte (1958) di Alessandro Blasetti, Il mondo di notte (1959) di Luigi Vanzi, Il mondo di notte numero 2 (1961) di Gianni Proia, America di notte (1961) di Giuseppe Maria Scotese, Mondo caldo di notte (1961) di Renzo Russo. Dopo questa saga iniziale – che si potrebbe denominare “il filone dei mondo-movie di notte” – Mondo Cane fu il primo documentario a mostrare immagini scomode delle usanze delle popolazioni indigene, africane, orientali; proprio questa idea illuminante divenne in seguito il punto di forza del filone mondo-movie, tanto è vero che al giorno d’oggi, parlando di questo genere, spesso si intende parlare implicitamente (in una certa misura erroneamente) di pellicole altamente scioccanti; in realtà non tutti i mondo-movie presentano filmati atroci al limite dello snuff, ma è anche vero che probabilmente i più famosi ne fanno ampio uso.

In Mondo Cane, sebbene all’inizio del film un incipit scritto ci avvisi che tutto quanto vedremo è stato filmato dal vivo, non tutte le scene sono reali, ma alcune sono state ricostruite o manipolate dai registi. Non ci è però dato sapere quali (anche se alcune si possono intuire), e ciò potrebbe aprire un dibattito sulla natura di Mondo Cane quale precursore dei mass media contemporanei, dal momento che per larghissima parte della popolazione mondiale è reale soltanto ciò che si vede al tg o si legge sui giornali; forse davvero il trio Cavara-Jacopetti-Prosperi fu tra i primi a intuire le potenzialità della comunicazione documentaristica nel panorama socio-politico contemporaneo, ma una disquisizione su tale argomento sarebbe invero troppo lunga e dispersiva da fare in questa sede.

Ad ogni modo, reali o no, molte scene in Mondo Cane sono davvero molto spettacolari (oltre che scioccanti): si pensi a quella girata sull’isola resa radioattiva dagli esperimenti nucleari statunitensi, con effetti incredibili sulla fauna locale (pesci che vivono sulla terraferma, gabbiani sterili, tartarughe marine cieche che anziché che raggiungere il mare si spingono sempre più verso il centro dell’isola agonizzando sempre più fino a morire). Si pensi alla scena conclusiva che mostra il culto di una tribù di indigeni che vedendo in cielo gli aerei cargo dei bianchi crede fermamente che siano i mezzi su cui gli antichi antenati ritorneranno da loro. Altre immagini sono fini al raccapriccio o comunque al sensazionalismo, spesso coadiuvato da una neanche troppo velata critica xenofoba (i cani cucinati in cina, i serpenti in thailandia, i maiali in africa); tuttavia i tre registi spesso collegano comportamenti così barbari anche ad altri altrettanto deprecabili del mondo occidentale (primo tra tutti la corrida in Portogallo).

Se le usanze dei popoli lontani vengono per lo più denunciate a scopo meramente sensazionalistico (soprattutto quelle riguardanti le violenze sugli animali), quelle degli occidentali vengono invece più che altro ridicolizzate dal commento dei tre (gli ubriaconi in Germania, le anziane coppie americane in vacanza alle Hawaai). La critica all’Occidente diverrà comunque più accentuata nei Mondo Cane del 1985 e del 1988. In alcuni tratti si devia anche verso la sexploitation (la caccia all’uomo da parte di una tribù africana quasi interamente femminile, le avvenenti bagnine australiane addestrate a salvare e praticare la respirazione artificiale a degli uomini che si prestano al loro training). C’è questo e molto di più in questo gioiellino del genere, considerato quasi all’unanimità – a ragione – come il mondo-movie per eccellenza. E oltre alle immagini anche la musica, a cura di Riz Ortolani, è di livello superiore: al punto che More, il pezzo portante della colonna sonora, venne addirittura candidato agli Oscar.


Valutazione: 75/100


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