Archivi categoria: political thriller

“Blow Out” (1981)


“So you got your choice. You can be crazy or dead.”

Blow Out è un film del 1981, diretto da Brian De Palma. Continua a leggere

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“Morte sospetta di una minorenne” (1975)


Morte sospetta di una minorenne (conosciuto all’estero come Suspicious Death of a Minor) è un film di Sergio Martino, del 1975, collocabile (soprattutto) nel filone poliziesco e (in secondo luogo) all’interno del filone del giallo/thriller all’italiana. Per la sua tematica – la prostituzione giovanile – ricorda altri film del periodo quali Cosa avete fatto a Solange? e La Polizia chiede aiuto (entrambi di Massimo Dallamano, rispettivamente del 1972 e del 1974), A tutte le auto della Polizia (Mario Caiano, 1975) ed Enigma Rosso (Alberto Negrin, 1978). Continua a leggere

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“Il giudice e la minorenne” (1974)


Il giudice e la minorenne è un film diretto da Franco Nucci, uscito nel 1974. Continua a leggere

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“Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica” (1971)


Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica è un film diretto da Damiano Damiani nel 1971. Regista molto profilico, Damiani si fece conoscere negli anni settanta grazie soprattutto ad un serie fortunata di political thriller, tra cui L’istruttoria è chiusa: dimentichi (1971), Perché si uccide un magistrato (1974), Io ho paura (1977) e, appunto, il film in questione. Continua a leggere

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“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970)


“L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite, l’uso della libertà che tende a fare di qualsiasi cittadino un giudice, che ci impedisce di espletare liberamente le nostre sacrosante funzioni. Noi siamo a guardia della legge, che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata: ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!”

Grazie al film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, prodotto nel 1970, Elio Petri raggiunse uno dei massimi apici del cinema italiano di sempre, realizzando quello che senza ombra di dubbio è il miglior film del filone political thriller italiano degli anni sessanta-settanta. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo capitolo di un’ideale trilogia, proseguita con La classe operaia va in paradiso (1971) e La proprietà non è più un furto (1973), frutto della collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro: il primo capitolo rappresenta una riflessione sulla “nevrosi del potere”, il secondo su quella “del lavoro”, il terzo su quella “della proprietà”. Senza mezzi termini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un vero e proprio capolavoro – sia artistico che concettuale – del cinema italiano, e non solo del filone poliziesco, per i suoi notevoli contenuti e per gli spunti sociopolitici la cui visione è in grado di suscitare nella mente dello spettatore.

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“La polizia accusa: il servizio segreto uccide” (1975)


La polizia accusa: il servizio segreto uccide è il secondo poliziottesco diretto da Sergio Martino (il primo fu Milano trema: la polizia vuole giustizia, 1973). Uscì nelle sale nel 1975; nello stesso anno Martino diresse altri due film dello stesso filone, La città gioca d’azzardo e Morte sospetta di una minorenne. Sebbene il film in sé non sia affatto male, sia a livello di plot e sceneggiatura, sia a livello di azione, dà un po’ l’impressione di soffrire il confronto con il precedente Milano trema: la polizia vuole giustizia, al quale è molto debitore sotto svariati aspetti. La prima parte del film è un po’ lenta, ma la mezz’ora finale assicura un’azione frenetica e un finale mozzafiato.

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“Milano trema: la polizia vuole giustizia” (1973)


Moltissimi conoscono Sergio Martino per le sue commedie trash-erotiche; chi è appassionato di film di genere senza dubbio lo ricorderà come uno dei fautori massimi del giallo all’italiana (Tutti i colori del buio, I corpi presentano tracce di violenza carnale, Lo strano vizio della signora Wardh); ma anche con il genere poliziesco (o, meglio, poliziottesco) il regista romano si diede da fare, inanellando ben quattro titoli tra il 1973 e il 1975: Milano trema: la polizia vuole giustizia, La polizia accusa: il servizio segreto uccide, La città gioca d’azzardo, Morte sospetta di una minorenne. Il primo film di questo filone police-thriller, considerato da molti anche il suo tentativo meglio riuscito, mischia elementi tipici del poliziesco tipico (inseguimenti, indagini della polizia, rapine in banca) a intuizioni che poi faranno la fortuna del filone thriller più politicizzato (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sbatti il mostro in prima pagina, Io ho paura). Molto più vicino a Cadaveri eccellenti che non a Milano odia: la polizia non può sparare, questo primo tentativo di Martino nel poliziesco si rivela molto riuscito sia per l’audacia degli argomenti trattati (l’infiltrazione all’interno degli organi di polizia di un potere occulto cospirante un golpe) sia per la dinamicità di azione, favorita anche da un protagonista, il commissario Caneparo (interpretato da un Luc Merenda al culmine della sua forma). Continua a leggere

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“Cadaveri eccellenti” (1976)


“La verità non è sempre rivoluzionaria”

Tra tutti i registi che negli anni Sessanta e Settanta produssero film di denuncia sociopolitica, il napoletano Francesco Rosi ricopre una posizione di tutto rispetto grazie soprattutto al suo undicesimo lungometraggio, Cadaveri eccellenti, uscito nel 1976. Esso, liberamente tratto dal romanzo Il Contesto di Leonardo Sciascia, tratta con coraggio diversi temi che riflettono in tutto e per tutto la situazione italiana degli anni Settanta, nel bel mezzo degli anni di piombo: il potere delle forze occulte, l’interazione tra le medesime e lo Stato, le rivolte giovanili e la scarsa audacia del PCI; il film infatti fece scalpore soprattutto per la battuta finale (vedi sopra), pronunciata da un segretario del Partito Comunista, che – parafrasando Gramsci – viene usata da Rosi per denotare l’omertà dell’opposizione di fronte alla corruzione imperante. Continua a leggere

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“Io ho Paura” (1977)


“Vede brigadiere, se ci sparano addosso… vuol dire che, in un certo senso, siamo già morti”

Il regista Damiano Damiani, nato a Pordenone nel 1922, fu sicuramente il regista più prolifico nonché uno dei massimi interpreti italiani del filone di denuncia socio-politica. Si tratta di una serie di film tra il drammatico e il thriller, usciti negli anni Sessanta e Settanta, che dipingevano la situazione socio-politica italiana durante i cosiddetti “anni di piombo”, mettendo spesso in risalto episodi di corruzione e di terrorismo. Tra i titoli più riusciti di Damiani all’interno di questo filone ricordiamo Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica (1971), L’Istruttoria è Chiusa: Dimentichi (1972), Perché si uccide un Magistrato (1974), e appunto Io ho Paura (1977), impreziosito dall’interpretazione sempre eccelsa di Gian Maria Volonté. Continua a leggere

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“In Nome del Popolo Italiano” (1971)


Realizzando In Nome del Popolo Italiano nel lontano 1971, Dino Risi realizzò uno dei migliori film nostrani di denuncia politico-sociale. Erano anni densi di pellicole che descrivevano al meglio lo stato imperante ovunque, da Milano a Roma, di tensione per i cosiddetti anni di piombo e di disgusto per la corruzione sempre crescente. In Nome del Popolo Italiano, grazie ad una brillantissima sceneggiatura e all’interpretazione straordinaria di due “mostri sacri” del cinema nostrano quali Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, si colloca di diritto, accanto alle migliori pellicole di Pasolini, Fellini e Volontè, nell’olimpo del cinema italiano di denuncia. Continua a leggere

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“Sbatti il Mostro in Prima Pagina” (1972)


Il milanese Gian Maria Volontè è considerato uno dei più istrionici attori italiani degli anni Sessanta – Settanta. Dopo essere diventato famoso per la sua presenza in numerosi spaghetti western, Volontè si creò da zero una seconda personalità cinematografica recitando in alcuni dei più interessanti film di denuncia sociale a sfondo politico che siano mai stati girati in Italia, fra i quali La Classe Operaia va in Paradiso (Elio Petri, 1971), Indagine su un Cittadino al di sopra di ogni Sospetto (Elio Petri, 1970) e appunto Sbatti il Mostro in Prima Pagina, film uscito nel 1972 scritto da Sergio Donati ma poi diretto da Marco Bellocchio. Continua a leggere

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“La Polizia chiede Aiuto” (1974)


Massimo Dallamano realizza nel 1975, a tre anni di distanza da Cosa avete fatto a Solange?, il secondo capitolo di un’ideale “trilogia delle studentesse”; trilogia poi conclusa con Enigma Rosso (1978), da lui scritto ma non diretto a causa della sua improvvisa morte in un incidente stradale. Inferiore al primo capitolo ma superiore al conclusivo, La Polizia chiede aiuto (conosciuto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti come What have they done to your daughters?) continua logicamente sull’argomento del primo (la prostituzione minorile) cambiando però la vicenda e la location: non si può considerare quindi un sequel di Cosa avete fatto a Solange?. Per la tematica trattata, il film può essere affiancato a Chi l’ha vista morire? (Aldo Lado, 1972) e a Morte sospetta di una minorenne (Sergio Martino, 1975). Continua a leggere

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