Archivi del mese: dicembre 2010

“Children of the Corn” (1984)


Children of the Corn (tradotto nella versione italiana come Grano Rosso Sangue) è un film low-budget del 1984 diretto da Fritz Kiersch ed ispirato al racconto omonimo di Stephen King contenuto in Night Shift (A volte ritornano nell’edizione italiana). E’ uno dei primi film horror a presentare determinate caratteristiche che faranno poi scuola negli anni Novanta e Duemila: le vittime vengono da fuori e capitano solo per caso nel villaggio maledetto, l’atmosfera è cupa e misteriosa, la paura è data da scene improvvise coadiuvate da un aumento sensibile del volume, il livello di sangue e violenza è molto inferiore (o comunque celato) rispetto agli horror degli anni Sessanta – Settanta, e via dicendo. Per questo, Children of the Corn può essere considerato un precursore dell’horror contemporaneo, con tutti i pregi e i difetti che ciò comporta. Continua a leggere

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“Delirio caldo” (1972)


Anche l’eccentrico regista Renato Polselli, che sarebbe poi diventato uno dei maestri del trash italiano con opere erotiche al limite della pornografia (Rivelazioni di uno Psichiatra sul Mondo perverso del Sesso, 1973) volle dire la sua per quanto riguarda il filone del giallo all’italiana; lo fece nel 1972 con Delirio caldo (conosciuto all’estero come Delirium). Il risultato è, neanche a dirsi, bizzarro e decisamente sopra le linee. La fotografia è buona, le musiche sono accattivanti, la prima metà del film riesce anche ad appassionare… peccato che nella seconda parte tutto vada un po’ a farsi benedire e a scadere – tanto per cambiare – nel trash.

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“Le Boucher” (1970)


Le Boucher (tradotto nella versione italiana inspiegabilmente come Il Tagliagole anziché “Il Macellaio”) è un film drammatico a tinte thriller, diretto da Claude Chabrol nel 1970. Pur non essendo tra i lavori migliori del grande regista francese Le Boucher denota una discreta indagine psicologica dei personaggi (in particolar modo del protagonista) e si riscatta dalla propria mediocrità grazie alla parte conclusiva, intensa sebbene tutt’altro che inaspettata. Continua a leggere

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“Cannibal Holocaust” (1980)


Mi sto chiedendo chi siano, i veri cannibali.

Cannibal Holocaust è un film girato nel 1979 da Ruggero Deodato (ma scritto a quattro mani con Gianfranco Clerici) e uscito nelle sale nel 1980; venne quasi subito ritirato e poi rimesso in commercio solo quattro anni più tardi, pesantemente tagliato. E’ il film più censurato di tutti i tempi, essendo stato vietato in più di cinquanta Paesi. Si tratta del secondo film di un’ideale trilogia cannibal-adventure di Deodato, iniziata con Ultimo Mondo Cannibale (1977) e conclusasi con Inferno in diretta (1985). Nonostante il livello di violenza sia altissimo e molte scene facciano gridare allo snuff movie, Cannibal Holocaust ha una dignità cinematografica notevolissima, che si evince dal messaggio più profondo del film, vero obiettivo di Deodato: una pesantissima critica sociale. Continua a leggere

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“La Montagna del Dio Cannibale” (1978)


Dopo aver snocciolato per bene lo spaghetti western e il giallos all’italiana, il regista romano Sergio Martino si avventurò (è proprio il caso di dirlo) nel genere adventure-horror. Ne La Montagna del Dio Cannibale del 1978, che è il primo tassello di una supposta trilogia (seguirono nel 1979 L’Isola degli Uomini Pesce e Il Fiume del grande Caimano) Martino segue fondamentalmente la nuova ondata del filone cannibale iniziata nel 1972 con Il Paese del Sesso selvaggio di Umberto Lenzi e diventata poi nota soprattutto grazie a Ultimo Mondo Cannibale (1976) e Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato. Continua a leggere

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“La Morte ha fatto l’Uovo” (1968)


Il regista bergamasco Giulio Questi è quasi sconosciuto agli amanti del giallo/thriller all’italiana ma nel 1968, quando il genere era ancora agli albori, ebbe modo di dire la sua in modo molto personale. La Morte ha fatto l’Uovo (conosciuto all’estero come Death laid an Egg) è infatti un titolo atipico per il genere: quello che in sostanza fa Questi è prendere lo scheletro narrativo del giallo all’italiana e violentarlo e mescolarne le logiche narrative. Non pago, Questi veste il suo prodotto con una veste grottesca, a metà tra la pop art e il surrealismo. Continua a leggere

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“Le Orme” (1975)


Le Orme (conosciuto all’estero come Footprints, Footprints on the Moon o Primal Impulse) è un misconosciuto film di Luigi Bazzoni, tratto dal romanzo di Mario Fenelli Las Huellas. Bazzoni era noto al pubblico per aver prodotto dieci anni prima, nel 1965, La Donna del Lago con Franco Rossellini. Le Orme è una pellicola assolutamente atipica, e di conseguenza molto difficile da incasellare in un genere preciso. Potrebbe essere definito come un thriller psicologico con forti elementi di mistero, e con richiami al genere fantascientifico; viene anche accostato al sotto-genere del thriller cospirazionista. Il plot e la sceneggiatura palesano la volontà del regista di sperimentare, la fotografia è quasi surrealista. Continua a leggere

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“The Last Wave” (1977)


The Last Wave (fedelmente tradotto nella versione italiana come L’Ultima Onda) è un film del 1977 prodotto dal regista australiano Peter Weir, che si fece conoscere al grande pubblico due anni prima con Picnic at Hanging Rock. Film piuttosto atipico, The Last Wave fonde drama, thriller e horror apocalittico; inoltre, indaga sul rapporto tra uomo e natura, tra società civilizzata e antichi culti tribali, tra razionalità e sovrannaturale. Continua a leggere

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“Picnic at Hanging Rock” (1975)


“C’è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine…”

Nel 1975, alla sua uscita, il film Picnic at Hanging Rock (tradotto nella versione italiana con il fedele Picnic ad Hanging Rock), prendendo le mosse dal romanzo omonimo della scrittrice Joan Lindslay, portò all’attenzione mondiale il cinema australiano consacrando il regista Peter Weir come un maestro di stile ed atmosfera. Picnic at Hanging Rock infatti negli anni ha acquisito lo status di cult, essendo considerato uno dei capolavori del cinema sperimentale. Pur presentando in realtà una narrazione non sempre avvincente e mancando – per scelta del regista stesso – di una conclusione definita (si tenga conto dell’importanza del finale in un film thriller/mystery), Picnic at Hanging Rock supplisce le sue mancanze grazie ad un’atmosfera al tempo stesso sognante e misteriosa, e rapisce lo spettatore con le sue immagine vellutate. Continua a leggere

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“L’Isola degli Uomini Pesce” (1979)


Nella variegata filmografia di Sergio Martino, il bizzarro L’Isola degli Uomini Pesce (conosciuto in USA con l’inspiegabile titolo Screamers) non rappresenta certo un titolo indispensabile. Diventato noto prima nel genere del giallos, poi nelle commedie erotiche all’italiana, Martino ha nel mezzo (precisamente nel 1979) sfornato questa perla del trash-sci-fi, con spruzzi horror, fantasy, action ed adventure qua e là. L’idea probabilmente era fare una sorta di adattamento cinematografico del romanzo L’Isola del Dottor Moreau di H.G. Wells; il risultato finale purtroppo risulta una (involontaria?) rivisitazione in chiave trash del suddetto romanzo. Nel 1995 Martino girò per la televisione un sequel, intitolato La Regina degli Uomini Pesce. Continua a leggere

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“Valerie a Tyden Divu” (1970)


“Goodnight, my dark haired girl

Goodnight, and sweet dreams

When you awake, my love

Don’t reveal your secret

Valerie a Tyden Divu (più conosciuto con il titolo inglese Valerie and her Week of Wonders – mentre in italiano il titolo del film è stato tradotto come al solito inadeguatamente: Le Fantasie di una Tredicenne) è un film sperimentale del regista cecoslovacco Jaromil Jires, ispirato al romanzo omonimo del connazionale Viteszslav Nezval. Data l’estrema complessità del film, è molto difficile etichettarlo o definirlo, tuttavia può essere considerata una fiaba fantasy a tinte gotiche ed erotiche. Una particolare nota di merito va alla colonna sonora, composta interamente da Lubos Fiser. Continua a leggere

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“Il Caimano” (2006)


Il Caimano è un film del 2006 diretto da Nanni Moretti. Esso si snoda contemporaneamente su due piani: il primo è la vita di Bruno Bonomo, regista cinematografico nonché protagonista della vicenda; il secondo è la vita di Silvio Berlusconi, sulla quale Bonomo vuole realizzare un film per risollevare le proprie sorti economiche. All’uscita, Il Caimano ha creato molte tensioni nella classe politica italiana, al punto che ne è stata chiesta la posticipazione rispetto alle elezioni politiche del 2006 in quanto si pensava che la visione del film avrebbe potuto influenzare l’elettorato. Non si tratta dell’unico film di denuncia verso la figura di Silvio Berlusconi ed il berlusconismo: ricordiamo infatti anche Quando Silvio c’era (Cremagnani-Deaglio, 2005) e Bye Bye Berlusconi (Stahlberg, 2005), oltre ai documentari Videocracy (Erik Gandini, 2009) e Draquila – L’Italia che trema (Sabina Guzzanti, 2010). Continua a leggere

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“Io ho Paura” (1977)


“Vede brigadiere, se ci sparano addosso… vuol dire che, in un certo senso, siamo già morti”

Il regista Damiano Damiani, nato a Pordenone nel 1922, fu sicuramente il regista più prolifico nonché uno dei massimi interpreti italiani del filone di denuncia socio-politica. Si tratta di una serie di film tra il drammatico e il thriller, usciti negli anni Sessanta e Settanta, che dipingevano la situazione socio-politica italiana durante i cosiddetti “anni di piombo”, mettendo spesso in risalto episodi di corruzione e di terrorismo. Tra i titoli più riusciti di Damiani all’interno di questo filone ricordiamo Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica (1971), L’Istruttoria è Chiusa: Dimentichi (1972), Perché si uccide un Magistrato (1974), e appunto Io ho Paura (1977), impreziosito dall’interpretazione sempre eccelsa di Gian Maria Volonté. Continua a leggere

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“π” (1998)


“Non bisognerebbe mai guardare fisso il Sole… ma io, una volta, da bambino, l’ho fatto…”

π (conosciuto in Italia come π – Il Teorema del Delirio) è un film del 1998 diretto da Darren Aronofsky. E’ una pellicola indipendente realizzata con un budget molto limitato, con una realizzazione grafica in un bianco e nero puro e duro, caratterizzato da immagini sgranate e contrasti elevatissimi. E’ un thriller di fantascienza che parte da un presupposto razionale (la ricerca di un numero che spieghi tutto ciò che succede nella realtà sensibile) per approdare a temi metafisici. Continua a leggere

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“See No Evil – Blind Terror” (1971)


See No Evil (conosciuto anche come Blind Terror, da cui il titolo italiano Terrore Cieco) è un thriller del 1971 di Richard Fleischer, impreziosito dall’interpretazione eccezionale di Mia Farrow (Rosemary’s Baby, Secret Ceremony) nei panni della protagonista cieca.


Trama:

 

Sarah (Mia Farrow) è un’addestratrice di cavalli, rimasta cieca in seguito ad una caduta dal suo favorito, Dandy Boy. Dopo la riabilitazione in clinica ritorna nella casa degli zii dove ha trascorso l’infanzia, e qui riallaccia i ponti con Steve (Norman Eshley), il suo fidanzato al tempo dell’incidente. Sarah conosce la casa a memoria e si muove agevolmente attraverso le stanze. Una sera, tornando a casa, si mette a letto in tutta tranquillità pur non sentendo fiatare una mosca, poiché gli zii e la sorella le avevano detto che sarebbero usciti. In realtà essi non hanno mai messo piede fiori dall’abitazione e sono stati improvvisamente massacrati da un assassino misterioso, che ne ha lasciato i cadaveri sparsi per la casa. Continua a leggere

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“Il Rosso Segno della Follia” (1970)


Pur essendo considerato un film minore nell’opera di Mario Bava (rispetto ai suoi capolavori conclamati quali La Maschera del Demonio, La Ragazza che sapeva troppo, Sei Donne per l’Assassino, Operazione Paura, Reazione a Catena, Cani Arrabbiati, che sono fondamentalmente film che fondano o modificano in maniera significativa un genere cinematrografico, in Italia o nel mondo intero), Il Rosso Segno della Follia (conosciuto anche con il titolo Un’Accetta per la Luna di Miele, da cui il titolo statunitense Hatchet for the Honeymoon) è un film elegante, visionario e gradevole nella visione, ben al di sopra al livello medio di molti registi della sua epoca. Continua a leggere

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“Perché quelle strane Gocce di Sangue sul Corpo di Jennifer?” (1972)


Il regista barese Giuliano Carnimeo è maggiormente noto al pubblico per i suoi spaghetti western che altro, ma Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (conosciuto all’estero come The Case of the Bloody Iris) è un ottimo prodotto del filone giallos all’italiana, che si piazza a conti fatti tra Sergio Martino (Lo strano vizio della signora Wardh, 1971) e Mario Bava (Sei Donne per l’Assassino, 1964), con citazioni floreali di Umberto Lenzi (Sette Orchidee Macchiate di Rosso, 1971) ed anticipando in qualche modo il migliore Andrea Bianchi (Nude per l’Assassino, 1975).

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“A l’Intérieur” (2007)


A l’Intérieur di Alexandre Bustillo (Inside nella versione statunitense, mai uscito nelle sale cinematografiche in Italia). Fa parte dell’ondata dell’horror-splatter estremo francese, che negli ultimi anni ha sfornato titoli come Haute Tension, Martyrs, Frontiers. Presentato al Festival di Cannes 2007, ha provocato una reazione estrema nella giuria, che ha lasciato la sala a metà proiezione, mentre la critica cinematografica si è divisa tra buone recensioni e critiche negative per la violenza eccessiva e scioccante. Continua a leggere

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“Reazione a Catena – Ecologia del Delitto” (1971)


“Come giocano bene a fare i morti!”

Reazione a Catena, conosciuto anche come Ecologia del Delitto (L’Antefatto) è un film di Mario Bava uscito nelle sale nel settembre 1971; è considerato il primo slasher movie italiano nonché probabilmente della storia del cinema, data l’efferatezza degli assassinii e la loro caratterizzazione tipicamente splatter (parti del corpo mozzate da armi da taglio, schizzi di sangue). E’ uno dei pochi film di cui Bava si disse abbastanza soddisfatto. A conti fatti, pur non essendo tecnicamente perfetto e lamentando a volte cadute di tensione, Reazione a Catena rimane un film di una certa caratura, sopratutto a livello storico, nel panorama italiano e non. Continua a leggere

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“In Nome del Popolo Italiano” (1971)


Realizzando In Nome del Popolo Italiano nel lontano 1971, Dino Risi realizzò uno dei migliori film nostrani di denuncia politico-sociale. Erano anni densi di pellicole che descrivevano al meglio lo stato imperante ovunque, da Milano a Roma, di tensione per i cosiddetti anni di piombo e di disgusto per la corruzione sempre crescente. In Nome del Popolo Italiano, grazie ad una brillantissima sceneggiatura e all’interpretazione straordinaria di due “mostri sacri” del cinema nostrano quali Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, si colloca di diritto, accanto alle migliori pellicole di Pasolini, Fellini e Volontè, nell’olimpo del cinema italiano di denuncia. Continua a leggere

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