“La mala ordina” (1972)


“L’uccellino è volato via. E vola, e vola. E chissà dove sta volando!”

Dopo un’iniziale parentesi di pellicole noir, il regista pugliese Fernando Di Leo ritornò ad interessarsi del genere con i suoi film più riusciti, raggruppati nella cosiddetta “trilogia del milieu” – Milano calibro 9 (1972), La mala ordina (1972), Il boss (1973). Nonostante la recente rivalutazioni di tutti e tre i titoli, che sono stati elevati col tempo a stato di cult movies, in particolare La mala ordina saltò negli ultimi anni agli onori della cronaca perché il regista americano Quentin Tarantino lo definì uno dei suoi film preferiti, nonché la sua maggiore fonte di ispirazione per il suo Pulp fiction (1994). La mala ordina è infatti senza dubbio uno dei migliori film noir/poliziotteschi italiani (e non solo).


Trama:

Il boss italo-americano Corso (Cyril Cusack), a capo di una delle più temibili organizzazioni mafiose newyorkesi, invia a Milano i suoi due sicari più spietati – David Catania (Henry Silva) e Frank Webster (Woody Strode) – per uccidere Luca Canali (Mario Adorf), un pappone che avrebbe rubato loro un carico di eroina dal valore di tre miliardi. Giunti nella capitale italiana, i due killer si mettono in contatto con la cellula mafiosa comandata da Don Vito Tressoldi (Adolfo Celi), che si incarica di trovare Luca Canali e di consegnarlo vivo agli americani.

Luca Canali è un pesce piccolo della criminalità milanese, essendo un semplice protettore di prostitute; il suo giro esercita nei pressi di Parco Lambro e il suo personaggio non provoca il timore di nessuno. Così, quando Luca Canali si rende conto che gli uomini di Don Vito Tressoldi lo cercano per conto di alcuni americani, non ne capisce il motivo. La mafia milanese tenta più volte di catturarlo, arrivando al punto di costringere ogni negoziante della zona a rivelare il posto in cui Luca Canali si trova, dietro minaccia di morte. Ma Luca Canali inaspettatamente si dimostra più tosto del previsto e sfugge più volte agli uomini di Don Vito.

Don Vito a questo punto, al telefono con Canali, lo invita a presentarsi al suo cospetto, minacciandolo di uccidere sua moglie e sua figlia. Così, quando dopo pochi minuti un camioncino investe le due, provocandone la morte, Canali viene posseduto dalla rabbia più cieca: dopo un lunghissimo inseguimento riesce ad aggrapparsi al camioncino del killer e a tirarlo fuori dall’abitacolo, per poi ucciderlo conficcandogli un paletto nel collo. Da questo momento in poi Canali diventa una bestia assetata di sangue che, persa ogni ragione di vita, non vede altro che la morte e la vendetta nei confronti dell’organizzazione di Don Vito Tressoldi; per questo si intrufola nella base dell’organizzazione e, uno dopo l’altro, fa fuori tutti gli uomini del boss, per poi uccidere anche lo stesso Don Vito, che gli aveva rivelato di aver fatto il suo nome a Corso per sfuggire ad uno sgarro che lui stesso aveva compiuto verso l’organizzazione di New York.

Per completare la sua vendetta, Luca Canali telefona poi agli americani, dando loro appuntamento presso un “cimitero delle auto” sull’autostrada. David Catania e Frank Webster giungono sul luogo accompagnati da Eva Lalli (Luciana Paluzzi) – loro guida milanese nonché amica di Canali – che perde la vita proprio per difendere il suo amico. La battaglia finale è estremamente tattica e meditata, dal momento che i due killer e Luca Canali si nascondono continuamente dietro le auto sfasciate. Quando però Webster si espone alla pistola di Canali, nel tentativo di fargli crollare un’auto addosso, viene impallinato e muore. Per la caduta dell’auto, Canali ha quasi perso l’uso di un braccio, ma riesce comunque a metter fuori gioco anche Catania, che solleva infine al cielo con una gru, in decreto della sua vendetta.


Commento:

La mala ordina è uno dei film più famosi e apprezzati di Fernando Di Leo, e non è difficile capire perché. Il film, a metà strada tra il noir classico e il poliziottesco all’italiana (anche se non c’è nessun commissario) è dotato di un soggetto semplice ma incisivo e si sviluppa attraverso una sceneggiatura avvincente, dotata di colpi di scena e dialoghi memorabili – soprattutto quelli tra i due killer americani, che per sua stessa ammissione ispirarono parecchio Tarantino negli scambi di battuta tra i suoi due killer di Pulp fiction.

Il film è ambientato e girato a Milano; ma mentre altri film del filone poliziottesco mettevano in risalto la Milano più appariscente (con inquadratura del Duomo ripetuta ogni dieci minuti) o ne mostravano i vicoli più sordidi, spesso ambientando le situazioni durante le ore notturne, in La mala ordina si assiste principalmente ad una Milano soleggiata e primaverile, nella quale la gente passeggia spensierata (tranne ovviamente il povero Luca Canali, ricercato dall’organizzazione criminale di Don Vito Tressoldi); si noti inoltre come, per quanto riguarda i luoghi di Milano filmati nel film, si dia grande risalto soprattutto alla zona dei Navigli e di Porta Genova – il che permette a De Leo di far partire i suoi rocamboleschi inseguimenti in una zona centrale della città per poi farli finire in periferia.

La mala ordina ha diversi punti di forza che ne giustificano ampiamente lo stato di cult movie. Innanzitutto l’altissimo livello di azione presente nella pellicola, che tiene lo spettatore con gli occhi letteralmente incollati allo schermo, grazie anche alla genialità delle inquadrature della mpd (geniali e frenetiche soprattutto nelle scene più movimentate). In secondo luogo si deve ricordare, oltre all’eccellente lavoro alla sceneggiatura di De Leo, anche una fotografia eccellente, che si fa ricordare come una delle migliori (se non la migliore) vista in un film del filone poliziottesco all’italiana.

La caratterizzazione dei personaggi e di conseguenza anche l’ottima interpretazione degli attori principali è un altro dei maggiori punti di forza del film. Giganteggia su tutti Mario Adorf, già presente nel primo capitolo della “trilogia del milieu” Milano calibro 9, qui nella parte di un pappone affettuoso con la sua famiglia e le sue protette ma pronto a trasformarsi in un killer spietato nel momento in cui i suoi affetti vengono colpiti in modo irreversibile; Adorf, qui forse all’apice della sua carriera di attore – oltre ad una breve parentesi nell’italian giallo/thriller (La corta notte delle bambole di vetro, Aldo Lado, 1971) – riscuoterà poi successo anche nel political-thriller (Io ho paura, Damiano Damiani, 1977).

Ottime prestazioni anche da parte di Henry Silva e Woody Strode nei panni dei due killer americani: il primo spiritoso e farfallone, il secondo algido e inespressivo. Una menzione speciale anche per Adolfo Celi (che ricordiamo l’anno precedente nel political-horror Hanno cambiato faccia, Corrado Farina) qui nella parte del boss Don Vito Tressoldi e per il tris di donne Sylvia Koscina – la bionda moglie di Canali – Luciana Paluzzi – la rossa guida dei killer americani – e soprattutto Femi Benussi – la mora e bellissima prostituta protetta da Canali. Procace e disinibita è anche Francesca Romana Coluzzi nella parte della ballerina hippie Triny. In più è doveroso registrare una comparsata cult di un giovanissimo Renato Zero.

A fare da collante a tutto ci pensa l’ottima colonna sonora di Armando Trovajoli, che alterna i pezzi classici del noir e del poliziottesco ad alcune jam blues-rock tipiche della Swinging London anni sessanta. Per concludere, La mala ordina è uno dei must nostrani per quanto riguarda il genere hard boiled/noir e quello poliziottesco. La visione è assolutamente obbligata per tutti coloro che si reputano fan di questi filoni, nonché caldamente consigliata anche a coloro che non vi hanno mai dedicato troppa importanza: potrebbe essere il momento buono per iniziare.


Video:

Trailer del film.


Valutazione: 8.6

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