“Quante volte… quella notte” (1972)


Quante volte… quella notte è un film minore – nonché alquanto atipico – di Mario Bava. Il film è circondato da un alone di mistero: realizzato nel 1969, uscì solo tre anni più tardi (anche se wikipedia riporta addirittura il 1976 come anno di uscita). Inoltre in più di un fotogramma del film esso viene identificato con il titolo di Quattro volte… quella notte (titolo dal quale viene tradotto quello della versione inglese, chiamata appunto Four times… that night). Il soggetto e la sceneggiatura ad opera di Charles Ross e Mario Moroni oscillano tra il genere erotico e la commedia, mentre il finale tira in ballo la psicanalisi.


Trama:

Durante un pomeriggio di sole Gianni (Brett Halsey) abborda e seduce Tina (Daniela Giordano) e i due si danno appuntamento per la sera stessa. Ciò che accade quella sera è raccontato da lei alla madre, da lui agli amici del bar e dal portiere del condominio dove vive Gianni al lattaio. Tina racconta alla madre ultra-cattolica che, dopo aver ballato un po’ in un night club, Gianni l’ha fatta salire a casa sua e ha tentato di violentarla, ma lei è riuscita infine a fuggire e a tornare a casa con l’abito strappato, lasciando come ricordo a Gianni dei graffi insanguinati sulla fronte.

Gianni racconta agli amici di essere andato a prelevare Tina a casa sua, dove ha fatto la conoscenza della madre di lei, che gli ha fatto delle avances. Successivamente Gianni ha portato Tina a ballare e poi, una volta saliti da lui, era talmente eccitata che gli è saltata addosso. I due hanno fatto l’amore e Tina, assatanata, nel tentativo di baciarlo passionalmente l’ha pure graffiato. Più tardi sono venuti a trovare Gianni due amici e, dopo una mezz’ora passata a chiacchierare, Tina si è ritirata.

Il portiere racconta di aver spiato con un binocolo Gianni e Tina in camera da letto. Tina ci avrebbe provato in modo neanche troppo velato, ma Gianni appariva titubante. Poi – racconta – sono giunti a casa di Gianni i due amici di cui sopra, e Gianni si è ritirato in camera con il suo amico gay. La sua amica intanto ha aperto gli occhi a Tina svelandogli l’omosessualità di Gianni, ed intanto le ha dichiarato la sua attrazione lesbica verso le ragazze come lei. Alla fine Tina è scappata via a gambe levate, delusa da Gianni e nauseata dalle sue frequentazioni.

L’ultima parola spetta ad uno psicanalista (Calisto Calisti) il quale, dopo un preambolo campato per aria a proposito del diluvio universale, afferma che ognuno dei narratori ha svelato la sua versione dei fatti, dicendoci che probabilmente ciò che è successo veramente non combacia non alcuna di esse. Secondo il dottore Gianni e Tina sono saliti in camera, si sono scambiati un bacio casto, quindi Tina ha pregato Gianni di accompagnarla a casa. A questo punto i due hanno incontrato i due amici di Gianni e, dopo aver scambiato due parole, sono saliti in macchina e, vedendo il sole sorgere, si sono diretti verso la spiaggia per prolungare la loro notte d’amore.


Commento:

Quante volte… quella notte non solo non è uno dei titoli più famosi della lunga filmografia del maestro Mario Bava, ma probabilmente è anche uno dei titoli più atipici e meno baviani della sua produzione; ciò si può capire solo leggendo la trama o ascoltando i dialoghi, che appaiono entrambi molto lontani dal prodotto tipico di Bava. Il film vorrebbe essere considerato un prodotto appartenente al filone erotico, e quindi ci si mette dentro di tutto: una coppia, un tentativo di stupro, una mangiatrice di uomini, un gay, una lesbica e un voyeur. Solo grazie all’espediente delle narrazioni diverse sullo stesso fatto si può concentrare tutto questo in un’ora e venti di film, attribuendo ai due personaggi principali una duplice personalità (essendo entrambi rappresentati ora come preda ora come predatore).

L’idea che sta alla base del film non è niente male (una cosa del genere si vedette parecchi decenni più tardi con Elephant di Gus Van Sant); piuttosto è la spiegazione finale ad opera dello psicanalista di turno a fare storcere il naso (in particolare per il richiamo all’arca di Noè e al diluvio universale; si sentiva realmente il bisogno?). Tra l’altro in realtà Quante volte… quella notte tradisce un po’ dal punto di vista erotico, in quanto non si va oltre a qualche scena di nudo abbastanza casta e a una scena di sesso un po’ macchinosa. I dialoghi dovrebbero rendere il tutto più pepato ma sono così artificiosi che finiscono per essere un quasi paradossali.

L’attrice principale, la splendida Daniela Giordano, lascia comunque il segno; un po’ meno lo statuario Brett Halsey nei panni di Gianni, che appare spesso monoespressivo ed imbambolato. Parti minori ma comunque rilevanti per Michael Hinz nella parte del frocione frequentatore di locali per invertiti (come vengono chiamati nel film) e per Pascale Petit nella parte della lesbica. Cammeo per Valeria Sabel nella parte di una modella svizzero-tedesca adescata dalla Petit.

La caratteristica più notevole del film è la fotografia di Antonio Rinaldi, sia per quanto riguarda i colori davvero splendidi che per le inquadrature sperimentali sempre presenti nei film di Bava. Non male anche la colonna sonora tipicamente sixties ad opera di Coriolano Gori. Alla fine Quante volte… quella notte è un film originale che può anche essere piacevole per passare un’oretta e mezza, ma non è certo ovviamente uno dei film più consigliati della filmografia di Mario Bava, specialmente se volete farvi un’idea generale della sua poetica.


Video:

Breve estratto del film.


Valutazione: 6.4

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