“The Ninth Gate” (1999)


The Ninth Gate (uscito in Italia con il titolo La nona porta) è un film del 1999, diretto da Roman Polanski e ispirato al romanzo Il club Dumas dello spagnolo Arturo Pérez-Reverte. Sebbene da molti erroneamente considerato un horror satanico, è invece più correttamente definibile come thriller psicologico a tinte esoteriche/occultiste. Sebbene inferiore ad alcuni capolavori di Polanski degli anni sessanta-settanta (Repulsion, Rosemary’s Baby, Le Locataire) e probabilmente anche ad altri successivi (The Pianist, The Ghost Writer), è probabilmente il migliore film del regista tra quelli usciti nei due decenni ’80-’90.


Trama:

Boris Balkan (Frank Langella), un ricco editore e bibliofilo newyorkese, commissiona a Dean Corso (Johnny Depp), trovatore e venditore di libri rari, un’indagine su un testo esoterico risalente al XVII secolo presente nella propria collezione privata, Le Nove Porte del Regno delle Ombre, scritto e stampato nel 1666 da Aristide Torchia, un leggendario esoterista veneziano che venne a suo tempo processato e giustiziato sul rogo dalla Santa Inquisizione per aver scritto tale testo. Balkan è in possesso di uno dei tre soli esemplari sopravvissuti alle fiamme e chiede a Corso di accertarne l’autenticità confrontandolo con gli altri due, che si trovano rispettivamente in Portogallo e in Francia, custuditi da altri due collezionisti.

Balkan sospetta che il suo tomo non sia del tutto autentico, dal momento che, se lo fosse, esso gli permetterebbe di evocare Satana in persona. Infatti, all’interno del libro, sono presenti nove xilografie che secondo la leggenda sarebbero un riadattamento operato da Torchia a partire da quelle contenute nell’Horrido Delomelanichon, un libro leggendario mai rinvenuto che sarebbe opera di Lucifero stesso. Balkan, non riuscendo ad invocare il diavolo, sospetta che il libro possa essere una falsificazione e assume Corso per inviarlo in Europa ad esaminare le altre due copie e scoprire se ve ne sia una completamente autentica, per eventualmente acquistarla a qualunque prezzo.

La copia di Balkan era precedentemente appartenuta ad Andrew Telfer, un altro famoso bibliofilo che si era suicidato poco dopo avergli venduto il libro. Corso inizia l’indagine facendo visita alla vedova Telfer (Lena Olin), la quale pretende di riavere il libro essendo stato originariamente comprato per lei. Corso rifiuta la proposta, ma la donna lo raggiunge al suo appartamento e, dopo averlo sedotto, lo colpisce e cerca il libro senza però trovarlo. Corso era stato previdente e aveva ceduto temporaneamente il libro al socio in affari Bernie (James Russo), che lo aveva custodito nel suo negozio. Quest’ultimo viene rinvenuto poco dopo da Corso assassinato e appeso per un piede a testa in giù come in una delle incisioni del libro.

Corso vola in Spagna e raggiunge Toledo, dove parla con i fratelli Ceniza (Jose Lopez Romero), restauratori di libri, che gli rivelano che alcune delle incisioni sono firmate “LCF”, riferimento a Lucifero. Corso prosegue il suo viaggio per Sintra, in Portogallo, dove incontra Victor Fargas (Jack Taylor), collezionista in possesso di una delle tre copie del testo. La sua copia del libro differisce leggermente, proprio nelle incisioni, da quella in possesso di Balkan. Mentre Corso lascia la villa di Fargas, la guardia del corpo della Telfer (Tony Amoni) tenta invano di ucciderlo, ma interviene in suo soccorso una misteriosa ragazza (Emmanuelle Seigner) che Corso aveva già incontrato in altre strane situazioni. La mattina dopo Corso viene svegliato improvvisamente dalla ragazza, che lo costringe a tornare insieme a lei alla villa di Fargas: qui scopre che il proprietario è stato assassinato e il libro è stato bruciato, ma dopo aver strappato le pagine delle incisioni.

Corso si sposta a Parigi per incontrare la baronessa Kessler (Barbara Jefford) e studiare la sua copia delle Nove Porte. Anche in questa copia trova differenze nelle incisioni, ma prima di andare via viene colpito alla testa. Al suo risveglio la lussuosa dimora della baronessa è in fiamme e la proprietaria è stata strangolata. Anche in questo caso la copia delle Nove Porte è andata distrutta, tranne le incisioni. Corso capisce che le tre copie erano tutte autentiche e che ognuna conteneva tre incisioni firmate “LCF”. Tornato all’hotel, scopre che anche la sua copia delle Nove Porte è stata portata via, e poco dopo scopre che la Telfer, spacciandosi alla reception per sua moglie, era salita nella sua camera.

Accompagnato ancora una volta dalla misteriosa ragazza, insegue la vedova fino ad una grande villa fuori città. I due arrivano che la Telfer e altri adepti stanno per celebrare un rituale. Durante la celebrazione irrompe improvvisamente Balkan che, dopo aver affermato di aver compreso il segreto delle Nove Porte ed aver aspramente criticato il rituale della Telfer e dei suoi adepti, uccide in una colluttazione la stessa Telfer. Balkan scappa verso un castello per effettuare il rituale di apertura della nona porta, ma viene raggiunto e interrotto da Corso. Balkan colpisce ed immobilizza Corso e procede con il rituale: descrive il cammino delle 9 porte e si dà fuoco, ma qualcosa non funziona e muore carbonizzato. Corso esce dal castello in fiamme e trova ancora una volta la misteriosa ragazza con la quale fa sesso davanti al castello in fiamme.

Il mattino seguente i due lasciano il luogo ma, durante una sosta ad un distributore di benzina, la ragazza scompare dopo aver confidato a Corso che la cerimonia di Balkan non è andata a buon fine perché la nona illustrazione non era autentica e dopo aver lasciato sul parabrezza dell’auto un messaggio con scritto “Fratelli Ceniza”. Corso torna quindi al negozio di Toledo, dove trova due operai che stanno portando via gli ultimi oggetti del locale. Questi, spostando un armadio, fanno cadere da esso un foglio che Corso raccoglie: si tratta della nona illustrazione autenticata, firmata “LCF”, che raffigura la misteriosa ragazza da lui incontrata e il castello in fiamme dove hanno passato la notte. Corso ritorna quindi sul luogo e si introduce nel castello.


Commento:

Pur essendo spesso etichettato come un film horror satanico, The Ninth Gate è in realtà meglio definibile come un thriller psicologico a tinte esoteriche, molto più vicino al successivo (di Polanski) The Ghost Writer (2009) che non al precedente Rosemary’s Baby (1968). L’utilizzo delle inquadrature (con la mpd che si muove ora molto lentamente ora freneticamente), il crescendo lento e costante della tensione, gli indizi che piano piano si dipanano nella mente del protagonista, commissionato da qualcuno di molto potente di portare a termine un lavoro, sono elementi presenti sia in The Ninth Gate che in The Ghost Writer. In comune con Rosemary’s Baby, il film ha solo il fatto che, pur trattando di Satana (sebbene qui in senso lato), non lo mostra mai allo spettatore (fortunatamente).

The Ninth Gate è stato spesso criticato, sia all’uscita sia negli anni successivi, dagli spettatori meno attenti, che non capirono assolutamente dove Polanski volesse andare a parare con un finale che – a detta loro – era assolutamente “insensato” e “deludente”. Vediamo di fare un po’ d’ordine. La ricerca che Corso fa per conto di Balkan durante tutta la durata del film è da considerare fondamentalmente come un viaggio iniziatico e non come un’indagine sul modo di invocare Satana (come Balkan erroneamente credeva e come, altrettanto erroneamente, pensa lo spettatore meno attento). E’ proprio per questo che sarà Corso e non Balkan a raggiungere la nona porta: Corso, inconsciamente, compie un viaggio iniziatico portando a termine le nove “missioni” illustrate dalle xilografiche, aiutato inaspettatamente dalla misteriosa ragazza che alla fine del film si rivelerà essere la sua guida, la sua “sacerdotessa”.

Balkan, invece, affida il lavoro “sporco” a Corso, convinto ingenuamente che basti possedere le nove xilografie originali per invocare miracolosamente Lucifero. L’occultismo non è magia, sembra dire Polanski, ma è piuttosto un percorso iniziatico attraverso quale il novizio può raggiungere la conoscenza, diventando così un illuminato. Così Corso, che passa una per una le tappe del cammino iniziatico descritto nel libro di Aristide Torchia, è il vero predestinato per raggiungere e varcare la nona porta della conoscenza, come fa capire al meglio l’illustrazione del libro in cui un giovane novizio sconfigge un re ad una partita a scacchi (l’allievo che supera il maestro). Balkan critica la Telfer per il suo approccio “facile” all’esoterismo, ma a conti fatti anche il suo si rivela essere ingenuo e  inadeguato. Il vero novizio che vuole raggiungere la conoscenza deve concentrarsi sulle tappe della sua iniziazione e non sulla meta finale come invece fa Balkan.

Il personaggio della ragazza misteriosa è interpretabile in varie maniere (un angelo, un demone, Satana stesso), ma è evidente che si tratta di una creatura sovrannaturale (in un paio di scene lo spettatore più attento la può vedere planare dall’alto). Senza dubbio rappresenta la guida del novizio, dal momento che lo aiuta in tutto il suo percorso a superare le nove tappe che gli sono richieste. Si può dire che il suo ruolo è paragonabile a quello di Virgilio nella Divina Commedia di Dante: d’altra parte lo stesso schema del film segue quello dell’Inferno dantesco, che è diviso in nove balze al centro delle quali si trova Lucifero. Dopo aver analizzato la vicenda sotto queste premesse, il finale appare solido ed intelligente, se non addirittura “illuminante” (tanto per restare in tema).

Detto questo, The Ninth Gate appare come un film riuscitissimo e mai banale. Non sarà tra i capolavori massimi di Polanski (che ne ha fatti alcuni ben più clamorosi), ma è senza ombra di dubbio il miglior lavoro del regista in 25 anni (periodo 1977-2001). Tutto funziona ottimamente: il soggetto originale e mai scontato (e nel filone satanico il rischio è sempre grosso), la sceneggiatura attenta e puntuale (anche se talvolta un po’ forzata), la fotografia e la colonna sonora perfette. Nel cast risalta ovviamente la performance di Johnny Depp, forse una delle migliori della sua mirabile carriera.

Mi sento quindi di consigliare The Ninth Gate a tutti gli amanti del filone cinematografico esoterico/occultista (e non a quelli dell’horror satanico di facile impatto orrorifico), nonché ai cultori del thriller d’autore, perché a conti fatti di questo si tratta. The Ninth Gate è un film che, sebbene all’uscita non venne tributato del giusto plauso, probabilmente tra qualche decennio verrà insignito giustamente delle lodi che merita ed il suo valore verrà riconosciuto all’unanimità: si tratta solo, d’altronde, di capire dove Polanski volesse andare a parare e, di conseguenza, afferrare il senso del film.


Video:
Trailer del film.


Valutazione: 85/100


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