“Straw Dogs” (1971)


“Il Cielo e la Terra non usano carità, tengono le diecimila creature per cani di paglia.

Il santo non usa carità tiene i cento cognomi per cani di paglia.”

Straw Dogs (conosciuto in Italia come Cane di paglia) è un film del 1971, diretto da Sam Peckinpah e noto per la straordinaria interpretazione di Dustin Hoffman. È tratto dal romanzo The Siege of Trencher’s Farm di Gordon Williams e ambientato in Gran Bretagna a St.Ives, Cornovaglia. Il titolo è tratto dal Tao Te Ching (citazione sopra): Peckinpah usa la locuzione “cane di paglia” per intendere un individuo mite, pacifico e sottomesso, quale è appunto il protagonista del film (almeno fino alla resa dei conti). E’ considerato a livello cinematografico uno dei saggi migliori sulla violenza, nonché uno dei film più controversi e scioccanti degli anni settanta (e non solo).


Trama:

David (Dustin Hoffman) si trasferisce in un piccolo villaggio inglese nella Cornovaglia insieme alla bella moglie Amy (Susan George), originaria del paese. David ha appena ricevuto una borsa di studio e deve completare degli studi complessi in matematica. Amy riceve subito delle avance da parte di un ex-spasimante e di altri abitanti del paese ma, pur sentendosi attratta da loro, li rifiuta. Intanto il timido ed educato David diventa lo zimbello di questi villici, che passano il tempo a bere all’osteria. Essi, su consiglio di Amy, vengono presi da David a lavorare al tetto del garage della loro villa. Il tempo passa, David è sempre preso dagli studi mentre Amy si annoia e comincia a provocare i suoi corteggiatori.

I commenti dei villici sull’avvenenza di Amy si fanno sempre più insistenti: come ulteriore affronto e per dimostrare che possono entrare nella casa della coppia quando e come vogliono, uccidono la gatta di Amy e la appendono nell’armadio della camera da letto. La donna esorta il marito a ribellarsi, ma lui, nonostante le promesse, non riesce a farsi valere. I villici gli offrono anzi con finto fare amichevole di passare un pomeriggio a caccia con loro. David accetta il loro invito, ma durante la “battuta di caccia” essi lo abbandoneranno con una scusa in mezzo alla brughiera e approfitteranno della sua lontananza da casa per violentare sua moglie. Amy subisce la violenze sia da Charlie che dal suo amico Norman, ma non rivela niente al marito, che in fondo disprezza per il carattere troppo mite.

La storia prenderà una svolta quando Henry Niles, un abitante del paese con alcune tare mentali, tristemente famoso per aver ucciso anni prima la moglie, viene sedotto da una ragazzina che lancia dei messaggi anche a David e si apparta con lei, per poi ucciderla senza volerlo. Spaventato, il demente nasconde il corpo della giovane nel retro della chiesa e fugge, vagando per le strade di campagna avvolte dalla nebbia. David, a bordo della sua auto con la moglie Amy, se lo trova improvvisamente davanti e lo investe. Preoccupato per le sue condizioni, lo porta a casa sua per cercare di farlo riprendere, contro il parere della moglie che, diffidente, non lo vuole in casa perché lo reputa un tipo pericoloso.

David cerca di chiamare il dottore del paese ma questi non risponde. Chiama quindi l’oste e il giudice, che investe anche le funzioni del commissario del paese. Poco dopo giungono a casa sua i bulli del paese (tra i quali c’è anche il padre della ragazzina scomparsa, un alcolista poco raccomandabile), informati dall’oste, i quali bussano prepotentemente alla porta, con l’intento di avere tra le mani il terrorizzato Henry Niles per dargli una lezione. David cerca di mantenere la calma, ma quando i bulli iniziano ad alzare le mani li caccia da casa, scatenando così la loro ferocia. Comincia un vero e proprio assedio all’abitazione, durante il quale i villici infrangono tutti i vetri. Giunge sul luogo anche il giudice del paese, ma questi viene ucciso con un colpo di fucile dallo zio della ragazzina scomparsa.

A questo punto David, incurante del parere della moglie che vorrebbe consegnare loro Henry Niles, si decide a tirare fuori tutto il suo istinto di sopravvivenza ed inizia a mettere in atto una serie di trappole per contrastare la violenza dei villici. Uno di loro viene bloccato con del fil di ferro ad una finestra con i vetri rotti, rischiando di tagliarsi la gola al minimo movimento; un altro viene ustionato in volto con dell’acqua bollente, ad un altro ancora spara un colpo di fucile sul piede mettendo fuori gioco. Quando due dei villici riescono a entrare in casa e salgono al piano di sopra per violentare Amy, David, intuendo che la cosa è già accaduta in precedenza, non ci vede più: anche loro vengono massacrati, uno di loro decapitato con una tagliola di enormi dimensioni. Terminato l’eccidio, David fa salire Henry Niles sulla sua auto e prende la strada per la città.


Commento:

Straw Dogs è considerato dalla critica come uno dei migliori esempi di “saggi cinematografici sulla violenza”: così come in The Last House on the Left (Wes Craven, 1972), anche nel capolavoro di Peckinpah viene portata avanti un’idea nichilista che inquadra la violenza come componente innata nella natura umana, persino negli individui più miti e schivi. Il protagonista David per esempio, archetipo dell’uomo razionale e timido, portato all’esasperazione dal gruppo di villici violenti e maleducati, riscopre dentro di sé una violenza primitiva e quasi atavica, con la quale riesce a portare a termine vittoriosamente la situazione di lotta selvaggia che nel frattempo era degenerata.

Nell’ottica di Peckinpah non esistono al mondo dei veri e propri “cani di paglia”: anche gli individui più miti all’occorrenza possono trovare dentro di sé una spinta violenta e feroce, che nel caso di David si rivela particolarmente efficace perché accompagnata anche da un’intelligenza razionale (che invece ai villici manca, motivo per cui finiscono tutti annientati). Si deduce che non esistono al mondo individui miti al punto di accettare sommessamente continui soprusi ed offese, derisioni ed ingiustizie: l’idea di autodifesa e di violenza è insita nella natura umana, pronta per manifestarsi all’occorrenza nelle situazioni di maggiore urgenza. Sembra quasi che la società stessa sia ancora governata da tacite leggi tribali fondate sulla legge del più forte.

In Straw Dogs quindi David, apparentemente lo zimbello del paese, si dimostra alla fine l’individuo più forte e spietato oltre che quello più intelligente e di buon cuore: se non fosse stato per lui il demente Henry Niles sarebbe stato massacrato dalla banda armata di bulli, intenzionati a vendicare la scomparsa della figlia di uno di loro. In un certo senso è proprio la sete di giustizia, oltre all’istinto di autodifesa e alla ricerca di una vendetta contro i soprusi subiti, che fa scattare nella mente del mite David l’anelito alla violenza più atavica: i motivi che lo rendono bestiale alla pari dei suoi aguzzini sono il maltrattamento di un demente e l’uccisione del giudice, uomo giusto che rappresenta la legge. E non è un caso che proprio dal momento in cui il giudice viene ucciso la violenza si scatena in tutta la sua brutalità, quasi ad indicare come essa scaturisca quando la legge naturale viene mene.

Il film come si può intuire dalle tematiche trattate è per sua stessa natura controverso e scioccante nel suo nichilismo e nella sua ondata incontrollata di violenza. Oltre alla scena finale, in cui assistiamo ad una memorabile carneficina, vi sono altri momenti che sono rimasti nella memoria collettiva del pubblico: il ritrovamento da parte di David del gatto impiccato nell’armadio, ma soprattutto la durissima scena dello stupro ai danni di Amy da parte di due dei villici del paese. La scena appare insostenibile perché si sviluppa dopo un climax crescente che vede David continuamente sbeffeggiato dai bulli, che a loro volta tributano la moglie Amy di complimenti e occhiate prolungate. Allo spettatore rimane anche il dubbio che in realtà Amy goda dello stupro, e la cosa non fa che accentuare lo shock della sequenza.

Anche la scena seguente, in cui David e Amy giungono ad un ritrovo nella chiesa del paese, è disturbante come poche. Amy, alla vista dei suoi aguzzini, soffre nel ricordo del trauma del giorno seguente (appunto, lo stupro ai suoi danni). Con un montaggio straordinario, Peckinpah alterna immagini spensierate e gioviali (i giochi di prestigio del prete, i festeggiamenti dei bambini) ai ricordi traumatici di Amy, ossessionata ed impazzita a causa dell’offesa subita, riuscendo così a dare vita ad un collage di immagini e sensazioni completamente opposte tra loro, provocando nello spettatore ansia e disturbo emotivo. Interessante anche l’ambientazione del racconto, un paesaggio bucolico situato nelle brughiere della Cornovaglia che portano la mente dello spettatore ad un ambiente rurale che potrebbe benissimo essere di qualche secolo anteriore rispetto a quello in cui si svolgono i fatti narrati nel film (una location simile si trova in See No Evil – Blind Terror, dello stesso anno).

Dal canto suo, Dustin Hoffman nei panni del protagonista fa di tutto per rendere il film memorabile. La sua interpretazione è una di quelle che non si scordano, e oltre alle sue capacità recitative in questo caso egli viene anche aiutato dalle sue caratteristiche anatomiche: basso (1.66), con le spalle piccole, un volto ordinario e mite, Hoffman ricalca perfettamente la figura del timido David così come Roman Polanski ricalcherà quella di Trelkowsky in Le Locataire (1976), figure un po’ dostoevskijane che vengono portate dal dispiegarsi incontrollato dei fatti alla disperazione più oscura. Tra gli altri attori nel cast, vale la pena ricordare almeno le due biondissime attrici: Susan George nella parte della provocante moglie di David e la giovanissima Sally Thomsett nella parte della ragazzina maliziosa e vogliosa che viene uccisa involontariamente da Henry Niles.


Video:
Trailer del film.


Valutazione: 84/100


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Funny Games (1997)

Taxi Driver (1975)

The Last House on the Left (1972)


3 commenti

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3 risposte a ““Straw Dogs” (1971)

  1. Che film.. !

    Mi piace molto il paragone che fai con Polanski. d’altronde Hoffman qui è molto polanskiano nell’atteggiamento..

    La scena dello stupro mi ha devastato. e io non sono uno che si fa destabilizzare facilmente, anzi, tutt’altro.. però Peckinpah sa renderla in maniera sconcertante.. con il marito di lei portato lontano dalla casa, ignaro di tutto..
    da paura…

    ^_-

    • Già. E come ho detto, il fatto che il regista insinui nella mente dello spettatore che la moglie sia (almeno in parte) consenziente, la rende ancora più disturbante.
      Sì, qui Hoffman è un po’ a metà tra Polanski nell’Inquilino e De Niro in Taxi Driver 😀

      M

  2. Meraviglioso film e ottima recensione!
    Adoro questo capolavoro, speriamo che un giorno possa uscire il blu-ray in italia!

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