“Dead Ringers” (1988)


Two bodies. Two minds. One soul. Separation can be a terrifying thing.

Se Videodrome (1983) è considerato il film definitivo di David Cronenberg, per la sua summa sublime di tutti gli elementi più caratteristici della sua opera (trasformazione della carne, controllo della mente, influenza dei mass media e delle macchine in generale sul cervello umano), Dead Ringers può essere additato come il migliore film in senso tecnico (per la trama, la sceneggiatura, la prova degli attori, la fotografia greve) della lunga filmografia del geniale regista canadese.

Beverly ed Elliot Mantle, gemelli monozigoti, sono degli affermati ginecologi; fisicamente identici ed inseparabili per tutta la loro vita, fin da piccoli hanno condiviso tutto, e una volta diventati adulti si scambiano anche le avventure con l’altro sesso, le quali comunque rimangono sempre su un piano puramente carnale, non intaccando mai la sfera sentimentale. Elliot, quello audace ed estroverso dei due, comanda questo gioco al quale un giorno Beverly si sottrae, quando conosce l’attrice Claire Niveau della quale, pur vergognandosi e faticando a confessarlo a suo fratello, s’innamora in modo platonico. Inoltre, particolare di Claire che inizialmente attira l’attenzione del fratello Elliot, ella è caratterizzata da una rarissima particolarità anatomica: ha infatti un utero “triforcuto”.

Tutto sembra procedere per il meglio finché Claire scopre accidentalmente parlando con un’amica della sua nuova frequentazione che Beverly ha un fratello gemello completamente identico a lui. Vedendoli insieme, capisce che inizialmente i due si fossero alternati nelle visite e negli appuntamenti con lei e che quindi entrambi l’avessero in realtà posseduta. Sentendosi presa in giro, Claire sfoga la sua rabbia sul gemello incolpevole dei due, Beverly, e lo saluta in malo modo, poco prima di lasciare la città per ragioni di lavoro, promettendogli però che si sarebbero tenuti in contatto e che avrebbero ripreso normalmente la loro frequentazione una volta finite le riprese del film.

Bev si sente ferito dalla reazione di Claire e, convinto che durante le riprese del film lo stia tradendo, cade in un vortice autodistruttivo che comprende alcool, psicofarmaci, barbiturici e anfetamine, giungendo infine ad uno stato di estraniamento dalla realtà tale al punto che arriva persino a dubitare della normalità dell’anatomia femminile, convincendosi che tutte le donne prive di un utero “triforcuto” siano dei mostri mutanti; per questa sua convinzione disegna e fa realizzare da un artista che lavora in un museo in città alcuni strumenti chirurgici appositamente pensati per donne mutanti che poi pretenderà di portare in sala operatoria. Quando poi, in astinenza di droghe, rischia di compromettere un’operazione delicata su una paziente subendo il biasimo di tutti, Elliot compreso, Beverly si difende infatti dicendo che era il corpo della donna a essere sbagliato, non gli strumenti con i quali pretendeva di operare la donna.

L’allontanamento dalla realtà è a questo punto insanabile e neanche il ritorno di Claire migliora le cose, dato che ormai anche lei si rende conto della situazione di non ritorno nella quale Beverly si è cacciato. Solo Elliot può provare a capirlo, in quanto fin dall’infanzia essi sono stati inseparabili, e il fallimento di uno dei due infangherebbe inevitabilmente anche l’esistenza dell’altro: per farlo cade anche lui nel baratro della droga. Beverly, resosi conto dello stato di Elliot, procede in uno stato ormai di alienazione assoluta dalla realtà, al sacrificio del gemello in un’orrenda “operazione di separazione” finale che permette a Beverly di uscire di casa sentendosi libero di affrontare una nuova vita da solo. Ma quando sente la voce di Claire al telefono capisce che il suo destino è quello di restare inseparabilmente legato a suo fratello. Torna a casa e si stende accanto a lui, abbracciandolo e aspettando inesorabilmente che la morte giunga anche per lui.

La trama del film, così incentrata sul rapporto morboso esistente tra i due fratelli gemelli, mette in risalto la figura dell’attore che li interpreta entrambi: Jeremy Irons. Irons raggiunge in Dead Ringers uno degli apici indiscutibili della sua carriera, riuscendo a caratterizzare entrambi i protagonisti del film con espressioni facciali, sguardi diversi, movenze e modi di fare. Si può senza remore dire che in Dead Ringers Irons fornisce probabilmente la migliore interpretazione della sua carriera, anzi – volendo usare un mezzo paradosso – le sue migliori due interpretazioni. Senza un attore del suo calibro, indubbiamente Dead Ringers non sarebbe stato allo stesso livello, nonostante le ottime intuizioni di Cronenberg a livello sia di trama sia di singole scene all’interno della narrazione (una delle scene più belle vede Elliot invitare due escort gemelle, completamente identiche, alle quali ordina di chiamarlo una Elliot e l’altra Beverly; in un’altra Elliot, mentre sta danzando con una donna sulle note di “In the Still of the Night (I’ll Remember)” dei The Five Satins, pretende improvvisamente che anche il fratello Beverly si unisca al loro abbraccio).

Cronenberg, seppure prendendo in gran parte le distanze dal suo film-tipo, richiama in qualche scena la sua celeberrima “filosofia della carne”, come nello spaventoso sogno di Beverly nel quale Claire separa letteralmente i due gemelli siamesi con i denti – un chiaro richiamo alle mutazioni di Brood (1979) – oppure quando ci mostra in diretta, sullo schermo di una telecamera che Elliot sta mostrando ad un’anonima platea di spettatori, l’operazione che suo fratello Bev sta compiendo su una clitoride – il binomio schermo televisivo e carne pulsante richiama in maniera netta Videodrome (1983). Persino la scena in cui Claire, nel camerino delle riprese del film che sta girando, ci appare truccata con un make-up orrorifico ci svela una malsana predisposizione del regista per il sangue e la carne viva, come se ancora qualche spettatore disattento non l’avesse ancora capito.

Ma, come detto, è l’indagine psicologica che prende il sopravvento in Dead Ringers, a differenza della maggioranza delle pellicole del regista canadese. Come nel suo Madame Butterfly (1995), a Cronenberg preme l’analisi psicologica di un uomo il cui modo di pensare e conseguentemente di vivere muta drasticamente in seguito all’incontro con una donna, una femme fatale (e per dirla tutta, se proprio vogliamo trovare un difetto a Dead Ringers, mi viene onestamente da ritenere che il personaggio interpretato da Geneviève Bujold non giustifichi le conseguenze che provoca nella storia a Beverly).

Cronenberg analizza inoltre l’impossibilità della separazione per due entità come i gemelli Mantle: due entità sì, ma che a ben vedere appaiono come una sola, dal momento che, inseparabili e irriconoscibili l’uno dall’altro per tutta la loro vita, alla fine trovano entrambi la morte per le stesse identiche cause (dipendenza da droghe, depressione, alienazione dalla realtà), sebbene per motivi diversi. In una scena del film, Elliot arriva addirittura a domandare a Claire se è così evidente la sua diversità da Bev, anche se il realtà la domanda non viene posta all’interlocutrice ma ad uno specchio nel quale Elliot si riflette. In Dead Ringers il tema del doppio assume nuove, inedite variazioni, in quanto Elliot, che ha sempre avuto il comando sulle vicende della vita dei gemelli Mentle, si trova improvvisamente in una posizione di deficienza per la mancanza del fratello, in una situazione di astinenza molto simile a quella causata dalle droghe. Così, mentre da una parte Bev impazzisce lentamente per l’assuefazione da barbiturici, contemporaneamente Elliott perde il senno della ragione altrettanto inesorabilmente a causa della mancanza di Bev, e tutto si riduce ad un insensato teatrino di dipendenze ed astinenze.

Ecco così che l’impossibilità della separazione dei gemelli Mantle si tramuta nella metafora dell’impossibilità dell’uomo moderno di distaccarsi dal proprio problematico ego, in un’era caratterizzata dalla frenesia e dall’affettazione. I gemelli Mantle, insomma, sono una trasposizione dell’uomo che, disilluso dalla rottura improvvisa e totale del suo “patto di non belligeranza” con il mondo moderno (a cui controvoglia appartiene) e perduto ogni vincolo razionale con l’esistenza, tutt’a un tratto si lascia precipitare nell’oblio delle emozioni, giacendo perennemente in uno stato di incoscienza e di alienazione dal mondo esterno.

Forse è anche per le numerose letture che lo spettatore può individuare tra le righe del plot, nelle molte geniali battute che si riscontrano nella sceneggiatura e nei complessi risvolti psicologici che emergono scena dopo scena da un’analisi approfondita ai due protagonisti che Dead Ringers è considerato da molti critici il film della maturazione di Cronenberg. La pellicola appare eccellente in tutte le sue componenti: ad una trama così drammatica, che si sviluppa passo dopo passo con una suspence sempre crescente e sempre ben dosata, si contrappone una fotografia asettica e granitica, di una freddezza indescrivibile (i colori predominanti sono il grigio argenteo e il blu cobalto, con qua e là tocchi di rosso accesso – il sangue, i camici dei dottori in sala operatoria), che tuttavia ben si adatta allo scorrere inesorabile del plot.

Curiosità:

  • Il titolo di lavorazione del film era Twins, ma venne cambiato in Dead Ringers dopo che il produttore Ivan Reitman vendette i diritti del titolo che originariamente era stato pensato alla produzione del film, che poi appunto uscì nelle sale con il titolo di Twins, con Danny De Vito e Arnold Schwarzenegger.
  • Il romanzo è ispirato a un episodio di cronaca accaduto a New York nel 1975, quando i rispettabili gemelli Stewart e Cyril Marcus vennero trovati morti nella loro casa a Manhattan tra sporcizia e un inspiegabile stato di semi-abbandono; i medici legali accertarono che la loro morte era dovuta ad un’assuefazione da barbiturici. Nel 1977 uscì un romanzo intitolato Twins ispirato a questo fatto di cronaca.
  • Le scene in cui Irons appariva contemporaneamente in scena furono compiute tramite l’uso di uno dei primi metodi di controllo computerizzto della fotografia.
  • Margot Kidder era la prima scelta di Cronenberg per la parte di Claire Niveau.
  • William Hurt era la prima scelta di Cronenberg per la parte dei gemelli Mantle.

Video:

Qui sotto potete vedere il trailer di Dead Ringers.


Valutazione: 9.3

2 commenti

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2 risposte a ““Dead Ringers” (1988)

  1. Margherita

    Complmenti per l’intero sito, è ultimamente mio punto d’appoggio per decidere cosa vedere e per documentarmi su questo genere che mi appassiona molto!
    Oggi è stato il turno di questo film e stò continuando a chiedermi come mai non l’avessi ancora visto essendo un amante di Cronenberg nonchè del grandissimo Irons.
    Un film davvero profondo,intrigante e articolato dal punto di vista psicologico ma anche interessantissimo sotto tanti e diversi punti di vista.
    Bellissimi colori adatti a rappresentare l’apparente freddezza che traspare durante l’intera durata del film, e dico apparente poichè in realtà l’intera costellazione di sentimenti e sensazioni che caratterizzano l’intera storia son tutt’altro che freddi!
    Alla prossima ! 🙂

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