“House of 1000 Corpses” (2003)


“If I wanted to listen to an Asshole, I’d fart”

House of 1000 Corpses (uscito in Italia con il titolo tradotto maccheronicamente La Casa dei 1000 Corpi) è un film girato nel 2000 ma uscito nelle sale solo nel 2003 (a causa del rifiuto della casa produttrice Universal, che si lamentava del contenuto estremo della pellicola), diretto da Rob Zombie. Nel 2005 è uscito il sequel, diretto dallo stesso regista, uscito con il titolo The Devil’s Rejects (vittima anch’esso di una traduzione improponibile, La Casa del Diavolo).


Trama:

Alla vigilia di Halloween del 1977, due giovani coppie, Bill, Jerry e le rispettive fidanzate Mary e Denise sono in viaggio on the road nella sperduta provincia americana alla ricerca di storie bizzarre dei paesini locali per cui passano da annotare in un libro che stanno scrivendo. Durante una breve sosta fanno la conoscenza di Capitano Spaulding, proprietario del “Museum of Monsters and Madmen”, un distributore di benzina con annesso un museo degli orrori dove vengono narrate le gesta di alcuni mitici serial killer americani del passato. Dopo un viaggio nel “Tunnel degli assassini” , i ragazzi chiedono informazioni su uno di questi, tale Doctor Satan, uno scienziato pazzo che si era dedicato a bizzarre e orribili pratiche chirurgiche con la speranza di creare una razza di superuomini.

Spaulding indirizza i ragazzi all’albero dove Doctor Satan è stato impiccato; mentre vi si stanno recando i quattro danno un passaggio ad un’avvenente autostoppista, Baby Firefly. Mentre la stanno portando a casa, una delle gomme dell’auto viene colpita e bucata da una fucilata. Baby e Bill si incamminano a piedi verso la casa della ragazza dove il giovane conosce il resto della famiglia: la madre di Baby, i suoi fratelli Tiny e Rufus, il folle Otis B. Driftwood ed il nonno Hugo. Nel frattempo anche gli altri ragazzi raggiungono l’abitazione e guardano con sospetto e disgusto i suoi singolari abitanti.

Baby comincia a flirtare con Bill, irritando la sua fidanzata Mary che la attacca; Baby sfodera un coltello, pronta ad usarlo, ma Mother Firefly la blocca. Ad ogni modo i quattro forestieri vengono trattenuti con una trappola e diventano ostaggio della famiglia Firefly. Nel frattempo Don Willis, il padre di Denise preoccupato per il ritardo della figlia, chiama la polizia. Si incaricano del caso il tenente George Wydell e l’agente Steve Nash, che giungono al museo di Spaulding il quale indirizza anche loro all’albero dell’esecuzione di Doctor Satan.

In casa Firefly i quattro forestieri vengono torturati: Otis uccide Bill facendolo a pezzi e mostra il corpo trasformato in Uomo pesce a una terrorizzata Mary, mentre Jerry viene scalpato da Baby. Quando Don Willis e i due poliziotti giungono alla dimora della folle famiglia, incominciano ad interrogare Mother Firefly ma vengono tutti uccisi dalla medesima e da Otis. Mary, Jerry e Denise vengono poi sottoposti a svariati tipi di umiliazioni e poi portati ad un cimitero nei pressi della casa.

Qui Jerry e Denise vengono legati e gettati in un pozzo dove sono assaliti da alcuni sconosciuti, mentre Mary cerca di scappare ma viene accoltellata a morte dalla sadica Baby. Denise riesce insperatamente a trovare un passaggio che la conduce in un sepolcro sotterraneo pieno di scheletri umani e che la porta infine alla stanza delle torture di Doctor Satan, che dunque si scopre essere ancora in vita. La ragazza vede che Jerry è stato sottoposto agli orribili esperimenti del folle dottore, ma deve scappare dall’assistente sfregiato di questi che la insegue con una scure.

Dopo un inseguimento, l’assistente del sadico dottore sbaglia a maneggiare la scure e provoca crollo del sepolcro. Denise incredibilmente riesce a raggiungere la superficie e viene apparentemente soccorsa dalla prima auto che passa, quella di Capitano Spaulding. Una volta nell’auto, tuttavia, scoprirà la presenza di Otis che aspetta nascosto. Dopo essere svenuta, si risveglierà nel covo di Doctor Satan proprio mentre quest’ultimo sta cominciando il suo ennesimo folle esperimento.


Commento:

Dire che House of 1000 Corpses è uno dei film horror migliori degli anni duemila può sembrare eccessivo, ma senza dubbio l’opera prima di Rob Zombie (più noto per essere il cantante della band metal statunitense White Zombie) presenta dei tratti caratteristici e ben definiti che la distacca nettamente dal lerciume medio delle produzioni del nuovo millennio, soprattutto quelle hollywoodiane che sono all’ordine del giorno nelle sale di tutto il mondo. Rob Zombie è chiaramente un profondo conoscitore nonché un appassionato amatore del genere horror degli anni settanta, e di conseguenza attinge a piene mani dai titoli di quegli anni per realizzare il suo primo lungometraggio.

Appaiono innanzitutto evidenti i rimandi a The Texas Chain Saw Massacre (Tobe Hooper, 1974), dall’abitazione sperduta nella campagna del Texas ai suoi folli abitanti, che ricordano da molto vicino quelli del film di Hooper (in particolar modo il nonno). Anche i malcapitati ragazzi, come nel capolavoro di cui sopra, sono rappresentati da Rob Zombie come giovani viziati e poco svegli, pure e nuda carne di macello alla mercé dei cattivi di turno. Rispetto a The Texas Chain Saw Massacre, il regista adattandosi ai tempi moderni preme maggiormente sulle scene shock e splatter, ma l’impatto della pellicola, anche per ragioni cronistiche, appare molto meno disturbante rispetto a quello del suo ispiratore principale.

Pur non proponendo nulla di nuovo a livello di trama (e anzi pescando a piene mani dagli anni settanta, andando così controcorrente rispetto ai colleghi dei nostri tempi), Rob Zombie risulta però un regista dalla indubbia personalità nel taglio che dà alla sua opera prima: The House of 1000 Corpses presenta una veste grafica originale e quantomeno bizzarra, dal momento che il regista alterna le scene più canoniche ad alcune sequenze cromaticamente alquanto singolari nonché a sequenze shock (gli omicidi e le torture) girate dal regista con la handycam direttamente nella cantina di casa propria.

La pellicola diventa così una singolare esperienza per lo spettatore che ne sappia percepire i lati migliori, un delirante viaggio macabro e autoironico nella sua vena volutamente esagerata e disgustosa nei meandri del cinema horror degli anni settanta, sapientemente riscoperto e riletto secondo i dettami del cinema contemporaneo. Non verrà amato da tutti gli spettatori e certamente non può vantare una tensione che altri film contemporanei, seppur molto meno caratteristici, possono vantare; tuttavia Rob Zombie riesce a proporre al pubblico tutto sommato mainstream dell’horror statunitense un film non facile da digerire e che nello spirito e nell’atmosfera ricorda molto gli anni d’oro del filone di appartenenza.

Notevole il lavoro degli attori, abili ad assecondare con le loro interpretazioni le visioni malate del regista. Sicuramente giganteggia Sid Haig nei panni del folle pagliaccio Captain Spaulding ed è altrettanto impossibile da negare che lo sguardo dello spettatore di sesso maschile (e quindi di una grossa percentuale di amatori del genere horror) viene letteralmente rapito dalla performance della bella e perversa Sheri Moon, moglie di Rob Zombie. Notevole anche il lavoro del mansoniano Bill Moseley nei panni del killer più sanguinario della famiglia Firefly e di Karen Black nella parte della mammona dark della famiglia Firefly. In generale la famiglia che Rob Zombie intende mettere sullo schermo riprende non poco quella altrettanto folle di The Rocky Horror Picture Show (Jim Sharman, 1975).

Da sottolineare anche l’uso psichedelico delle luci che riprende in qualche modo i lavori di Mario Bava e di Dario Argento negli anni settanta, nonchè la mirabolante colonna sonora che, oltre a molti pezzi dello stesso Rob Zombie, vanta anche i Ramones e alcuni noti pezzi country spensierati, usati perlopiù come grottesco sottofondo sonoro alle scene più cruente (il ritrovamento da parte della polizia dei cadaveri delle cheerleaders scomparse e la successiva uccisione degli agenti). In definitiva The House of 1000 Corpses è un film horror che si può definire in due parole: citazionista e morbosamente bizzarro. La sua vena estrema ma al tempo stessa per nulla seriosa potrà far storcere il naso a molti, ma è poco ma sicuro che un regista come Rob Zombie nel panorama contemporaneo è merce più unica che rara.


Video:
Trailer del film.

Valutazione: 76/100


Film collegati:

Influenze:

Film ispirati:

Film simili:

The Texas Chain Saw Massacre (1974)

The Rocky Horror Picture Show (1975)

The Devil’s Rejects (2005)


Lascia un commento

Archiviato in exploitation, grotesque, horror, psychedelic, splatter

Lascia un commento