“La femme aux bottes rouges” (1974)


“Cara sconosciuta, anche l’amore è una questione di volontà.”

La femme aux bottes rouges (conosciuto in Italia con il titolo La ragazza con gli stivali rossi) è un film del 1974, diretto da Juan Buñuel, figlio del grande Luis.


Trama:

Il miliardario Perou (Fernando Rey), affetto da odio verso tutto ciò che irrazionale e soprattutto per l’arte, è solito invitare personalità che rappresentano mentalità antagonistiche per indurle ad autodistruzione. Un giorno egli incontra casualmente Francoise Leroy (Catherine Deneuve), giovane autrice del saggio letterario “Secrets”, e la invita nella propria aurea villa con l’incarico di stendere un autobiografìa.

La donna, già combattuta tra l’amore verso il pittore Richard (Jacques Weber) e l’editore Marc (Adalberto Maria Merli), entra nel vivo del giuoco-battaglia con Perou quando alla villa pervengono anche i due uomini, a loro volta attirati dal fìnto mecenate. Il confronto, specialmente grazie a Francoise, si risolve a favore dei tre rappresentanti della “fantasia creatrice” e a danno del Perou che muore con la testa in fiamme.


Commento:

Per il suo secondo lungometraggio, di produzione francese, lo spagnolo Jean Buñuel prende spunto da The Lickerish Quartet (Radley Metgzer, 1970) si aggiudica l’ammaliante Catherine Deneuve, musa del padre Luis nel capolavoro Belle de Jour (1967), come attrice protagonista e tenta di seguire le orme paterne realizzando un quadretto surrealista a metà tra commedia drammatica borghese e grottesco meta-discorso sull’Arte – o, per meglio dire, sulla creazione e sulla distruzione dell’arte – con elementi fantasy.

Da una parte ci sono la protagonista Francoise e il suo amante Richard, di professione pittore, a rappresentare la creazione dell’arte; dall’altra il finto mecenate Perou, miliardario che gode nell’invitare nella sua villa gli artisti più promettenti in circolazione per il solo gusto di condurli al suicidio; in mezzo alle due sponde l’ambiguo editore Marc, indeciso se continuare a condurre la sua vita da “spettatore” o se sposare la causa dell’Arte (amando Francoise).

Juan Buñuel dà pepe al film affibiando alla protagonista poteri paranormali: Francoise è infatti in grado di avere delle bizzarre visioni – che tenta senza troppo successo di trascrivere nelle sue opere – e di controllare la volontà altrui con la forza del proprio pensiero. La prima parte del film è la più visionaria (bellissima la sequenza in cui Francoise, ricordando un ambiguo episodio della sua infanzia, si vede allo stesso tempo bambina e donna) e anche quella meglio realizzata: lo strano triangolo che si forma tra Francoise, Perou e Marc (senza contare Richard che, pur restando fuori dal gioco-a-tre intellettuale, rimane pur sempre l’amante della protagonista)  è reso in maniera fine ed avvincente.

Da segnalare curiosamente un finto nudo della Deneuve nella scena in cui in un café mostra il seno per ottenere dei soldi da Perou. Nel momento in cui la moglie di Marc rimane tragicamente uccisa durante una battuta di caccia, per mano dello stesso marito, inizia la seconda parte della pellicola, che vede Perou invitare Francoise, Richard e Marc nella sua magione. A differenza della prima metà, questa seconda parte di film appare più lenta e claudicante, senza grossi colpi di genio.

Da metà film in poi Buñuel si affida per lo più ad alcune intuizioni: la visione da parte di Francoise dello scultore suicida, il bizzarro ed interminabile gioco di scacchi a tre piani ideato da Perou, la delirante festa in camera del miliardario (per sua sfortuna solo immaginata) e il grottesco finale in cui Perou scappa con la testa in fiamme e Francoise sceglie di tornare a casa con Richard dopo aver estratto a sorte. Bellissima l’ultima sequenza, con il pittore Richard che conduce la ritrovata compagna all’interno di un quadro da lui stesso dipinto: i due, lasciatisi alle spalle gli altri personaggi per così dire “non artistici”, scompaiono nel Paradiso dell’Arte più pura, da loro stessi creata.

La femme aux bottes rouges, pur non essendo un capolavoro all’altezza dei film di Buñuel senior, è comunque una pellicola interessante per la sua difficile classificabilità all’interno di un determinato genere e per le intuizioni non sempre pertinenti ma comunque spesso apprezzabili del regista. E’ anche vero che gran parte del merito va all’attrice protagonista, una Catherine Deneuve qui in stato di grazia nell’interpretare una luminosa strega che ammalia gli uomini col suo fascino etereo (così come d’altra parte dovrebbe fare l’Arte più elevata).

Il film quindi è un piccolo gioiello grezzo che non mancherà di stupire lo spettatore in più di una scena, anche se quando arrivano i titoli un po’ di amaro in bocca si sente. L’impressione generale è che La femme aux bottes rouges avrebbe potuto essere prodotto meglio; l’impressione generale è – per usare una metafora – che Juan Buñuel abbia condotto lo spettatore sulla soglia dello studio del pittore dipinto da Richard nel suo quadro, ma che non sia riuscito a farlo entrare completamente in esso.


Video:
Trailer del film.


Valutazione: 75/100


Film collegati:

Influenze:

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Film simili:

Belle de jour (1967)

The Lickerish Quartet (1970)

Au rendez-vous de la mort joyeuse (1973)

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