“Torso – I corpi presentano tracce di violenza carnale” (1973)


Con I corpi presentano tracce di violenza carnale (meglio conosciuto all’estero come Torso) Sergio Martino concluse la sua parentesi dichiaratamente giallo-thriller che l’aveva tenuto occupato per tre anni, dal 1971 al 1973, nei quali realizzò cinque film (il primo fu Lo strano vizio della signora Wardh, l’ultimo appunto Torso). I corpi presentano tracce di violenza carnale è un film solido, che non solo sviluppa al meglio gli elementi gialli e thriller della trama ma li contamina anche con scene di omicidi molto violenti, al punto da essere considerato dalla critica uno dei primi slasher italiani in assoluto.

Nella cittadina universitaria di Perugia una coppia viene massacrata (mentre amoreggia) da un killer mascherato. Successivamente ad essere uccisa è una studentessa della stessa scuola, che durante una festa hippy in campagna si era allontanata nei boschi trovandosi faccia a faccia con l’assassino. L’unico indizio a disposizione della polizia è che il killer strangola le sue vittime con un foulard a spicchi rosso e neri (per poi farle letteralmente a pezzi con una lama). Le studentesse dell’ateneo sospettano di Stefano (Roberto Bisacco), un loro compagno di corso sessualmente un po’ represso che guarda caso indossava sempre un foulard rosso a spicchi neri, prima di perderlo. Intanto Jane (Suzy Kendall) flirta con il professore d’arte, il fascinoso ed anticonformista Franz (John Richardson).

La polizia indaga anche su Gianni (Ernesto Colli), il venditore di sciarpe e foulard nella piazzetta adiacente all’ateneo. Dopo un interrogatorio formale da parte dell’ispettore, Gianni si dirige alla cabina telefonica più vicina e chiama l’assassino, ricattandolo giurandogli che avrebbe svelato la sua identità se quest’ultimo non gli avesse consegnato una grossa somma di denaro pattuita. L’incontro avviene secondo accordo, ma dopo aver consegnato i soldi a Gianni, il misterioso killer lo uccide investendolo con l’auto. Nel frattempo Stefano cerca con le forze di parlare con (e di baciare) la bella Daniela (Tina Aumont), scatenando la sua isteria (lei e le sue amiche infatti credono che l’assassino sia lui). Infatti, ad avvalorare la loro tesi, Jane trova nella casa di Stefano una lettera delirante indirizzata a Daniela, e mai spedita.

In ogni caso le ragazze, spaventate dai delitti dell’ateneo e sicure che l’assassino sia Stefano, decidono di rifugiarsi in una villa in campagna, poco distante da Perugia, nella quale credono di essere al sicuro. Durante il viaggio in treno fanno la conoscenza di Roberto (Luc Merenda), un giovane e fascinoso medico che esercita la sua professione nella provincia di Perugia. Successivamente Jane le raggiunge in macchina. Le ragazze trascorrono la prima sera nella villa in un clima lascivo, nel quale due di esse sperimentano persino un rapporto lesbo. Ma il killer mascherato le ha seguite fin qui e la prima vittima è un povero malcapitato voyeur che stava spiando le ragazze nude nella loro villa.

Il giorno successivo Jane cade rovinosamente dalle scale, rimediando una brutta distorsione alla caviglia che la terrà inchiodata al letto per un po’ di tempo. La sera, mentre lei è a letto, le altre ragazze sentono suonare alla porta e trovano il cadavere di Stefano, strozzato con un foulard simile al suo. La mattina dopo Jane, svegliandosi, troverà al piano inferiore della villa i cadaveri delle sue amiche. Nascondendosi alla meno peggio dietro un mobile, potrà anche vedere il killer in azione che, dopo averle uccise, si appresta a farle a pezzetti con l’aiuto di una sega. L’assassino non si accorge della presenza di Jane perché, avendo pedinato le altre sul treno, non si è reso conto che essa le aveva raggiunte poche ore dopo in macchina.

Jane cerca così di chiamare aiuto dal paesino: dopo aver constatato che il telefono è isolato, cerca di fare dei segnali luminosi con uno specchietto, apparentemente senza alcun risultato. Dal paesino però Roberto si accorge della sua richiesta di aiuto e insospettito parte alla volta della villa. Tuttavia l’assassino alla fine scopre la presenza di Jane e le rivela la sua identità: si tratta di Franz, il professore di storia dell’arte (anch’egli in possesso di un foulard rosso e nero) diventato un maniaco omicida dopo un trauma subito nell’infanzia; aveva infatti assistito alla morte di un suo coetaneo, caduto accidentalmente da un precipizio per lo spavento causato da un grido di una bambina, alla quale stava recuperando una bambola.

Dopo tale trauma, Franz ha sviluppato una mania ossessiva nei confronti di tutte le ragazze, che egli vede come delle bambole perverse impossibili da possedere (causa la sua impotenza che lui attribuisce a quel fatto della sua infanzia). Si appresta così ad uccidere violentemente anche Jane, ma l’intervento di Roberto si rivela provvidenziale: il medico infatti, accorso presso la villa a rotta di collo, ingaggia un combattimento corpo a corpo con l’assassino il quale infine, ironicamente, perde la vita proprio precipitando in un burrone.

I corpi presentano tracce di violenza carnale, sebbene lontano dalla genialità narrativa e dagli incastri di Argento e Fulci, si candida come uno dei migliori titoli del giallos italiano anni Settanta. I motivi sono presto detti: innanzitutto Martino ingaggia quattro bellezze di prim’ordine (Suzy Kendall, Carla Brait, Tina Aumont e Angela Covello) e per buona parte del film ne mostra le grazie ora con primi piani intensi, ora con inquadrature indugiate sulle zone strategiche, ora presentandole allo spettatore in atteggiamenti lascivi (talvolta persino lesbici) nell’intimità di una tranquilla villa di campagna. Alla carica erotica di questa sua scelta (come era accaduto anche nei precedenti Lo strano vizio della signora Darth e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave) Martino unisce un solido plot tipico del giallo all’italiana, rafforzato da violenti omicidi in salsa thriller, e da un movente omicida caratterizzato da forti tinte psicotico-sessuali, come d’altra parte altre volte (spesso con buoni risultati) si è potuto apprezzare nel filone giallos italiano.

Ma ciò che stupisce di più di I corpi presentano tracce di violenza carnale è la sua anticipazione del genere slasher di parecchi anni. Nel film infatti vi è un assassino mascherato (come in Halloween e Friday the 13th) che si diverte a fare a pezzi con una sega chi gli capita a tiro, ed è interessante notare come tutte le vittime siano in qualche modo promiscue dal punto di vista sessuale (proprio come i più riusciti slasher americani che verranno qualche anno più tardi): prima la coppia che amoreggia in macchina, poi la ragazza che fuma marijuana e che si fa toccare da ben due spasimanti, poi a seguire un voyeur ed un ragazzo con turbe sessuali fino ad arrivare alle ragazze della compagnia, certamente le più procaci e disinibite della scuola. Curiosamente l’unica che sopravvive è proprio Jane, che sembra di gran lunga la ragazza più seria della compagnia. Ancora più curiosamente, possiamo realizzare che il crescendo di depravazione omicida-sessuale comincia sin dalla prima scena, quando alle immagini di un menage-a-trois con tanto di inquietante bambola in primo piano possiamo sentire come sottofondo una lezione del prof. Franz (proprio lui!) a proposito del “Martirio di S.Sebastiano” del Perugino!

Si noti anche quanto sono cruenti gli omicidi del killer mascherato: in un’ora e mezza di film assistiamo a strangolamenti, fenditure aperte con lame nel ventre delle vittime, occhi sfondati con dita, corpi già senza vita eppure devastati con una sega; tutto ciò permette a Martino di colorare le scene più violente di Torso con un innaturale quanto bellissimo color rosso scarlatto, che fa scendere a fiotti dalle ferite mortali delle povere vittime. Per lo standard delle pellicole del filone giallos italiano, la ferocia con la quale il killer si avventa sulle sue prede (che diventano, proprio come in uno slasher, mera carne da macello essendo destinate ad essere massacrate ferocemente l’una dopo l’altra) è di gran lunga sopra le righe: non a caso Torso è ricordato come uno dei film italiani più violenti di sempre.

Inoltre si noti come gli omicidi, oltre alla varietà del loro modus operandi (strangolamenti, mutilazioni, investimenti con l’auto), vengono messi in risalto sia grazie all’utilizzo di particolari location (la campagna solitaria, i vicoli di una Perugia spettrale, una palude impantanata), sia grazie all’utilizzo di notevoli effetti sonori (sia la colonna sonora musicale che i rumori che accompagnano tutti i delitti), che conferiscono al film un’atmosfera superiore rispetto a molte altre pellicole del genere. La fotografia è spesso ricercata e passa dalla visuale dell’assassino (il primo delitto) al grandangolo (il delitto della palude) per giungere infine al culmine della sua efficacia con l’episodio della scoperta da parte di Jane dei cadaveri delle sue amiche: essa è impossibilitata a muoversi e perciò non può far altro che “ammirare” da dietro un mobile il killer, che piano piano fa letteralmente a pezzi tutte le sue amiche.

Proprio la scena del ritrovamento dei tre cadaveri da parte di Jane, inoltre, è esemplare per farsi un’idea del genio di Sergio Martino, che in Torso trova il suo apice nel genere accanto al precedente Tutti i colori del buio (1972): dopo averci mostrato tutti gli omicidi precedenti nei minimi dettagli, indugiando di fronte al sangue e alle sofferenze delle vittime, ci fa trovare all’improvviso, dal nulla, tre cadaveri freschi di macellazione, senza mostrarci il momento della loro morte ma solo le loro espressioni ormai esanimi, con gli occhi rigorosamente sbarrati.

Curiosità:

  • Durante la produzione del film, Sergio Martino non rivelò a nessuno degli attori chi sarebbe stato scoperto, alla fine, come l’assassino.
  • Quando i cadaveri delle tre ragazze massacrate nella villa vengono ritrovati da Jane, è possibile vedere tutte e tre le attrici “morte” respirare quasi ogni secondo in cui vengono riprese.
  • Il pane e il latte portati mentre il killer è impegnato a fare a pezzi i cadaveri delle tre ragazze scompare magicamente quando Jane cerca di fuggire all’assassino passando proprio per la porta d’ingresso.

Video:

Trailer del film.

Valutazione: 7.8

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