“Lo squartatore di New York” (1982)


Lo squartatore di New York è un film del 1982 diretto da Lucio Fulci, che segna il ritorno del regista romano alle atmosfere thrilling degli anni settanta (Una lucertola con la pelle di donna, Non si sevizia un paperino, Sette note in nero), momentaneamente abbandonate gli anni precedenti per dare ampio spazio alla sua vena horror-splatter (E tu vivrai nel terrore – l’Aldilà, Paura nella città dei morti viventi, Zombi 2). Il film è considerato uno dei gialli all’italiana più violenti della storia (accanto a titoli come I corpi presentano tracce di violenza carnale di Sergio Martino e Reazione a catena di Mario Bava), nonché il film più crudele e pessimista diretto da Fulci.


Trama:

A New York viene trovato il cadavere orrendamente dilaniato di una prostituta che si dava per dispersa; il caso viene affidato al tenente Williams (Jack Hedley), interrogando la proprietaria dell’albergo che ospitava la vittima scopre che la ragazza aveva un appuntamento con un cliente con una strana voce, simile a quella di Paperino. Poco dopo c’è un’altra vittima: si tratta di una ragazza accoltellata a morte – anche nella vagina – su un traghetto. Il tenente Williams, dando per buona l’intuizione del suo anatomo-patologo, si rassegna a informare la stampa dell’esistenza di un serial killer che si aggira per la città. Lo stesso tenente riceve una telefonata da un uomo con la voce di Paperino, che lo sfida apertamente promettendogli altri delitti. Il tenente a questo punto si rivolge ad un giovane professore universitario omosessuale esperto in psichiatria, il dottor Davis (Paolo Malco).

Intanto in un quartiere a luci rosse viene uccisa un’altra ragazza: si tratta di un’attrice hard, aggredita dal killer con una bottiglia spezzata che le lacera la vagina. Intanto il tenente Williams è in compagnia di Kitty (Daniela Doria), una giovane prostituta che frequenta spesso. Riceve una telefonata fatta dal serial killer, che lo informa di un ennesimo omicidio. Poco dopo Fay Majors (Almanta Keller), una giovane ragazza, si accorge di essere seguita in metropolitana da un uomo sospetto con la mano monca, tale Mikos Scellenda (Howard Ross). La ragazza fugge ma viene aggredita da un pazzo con un coltello, quindi si rifugia in un cinema dove sviene. Quando si risveglia, Fay si trova in un ospedale, con un giovane ragazzo che in realtà è il suo fidanzato, Peter Bunch (Andrew Painter), e il tenente Williams. La ragazza spiega la dinamica dell’aggressione.

Nel frattempo Jane Lodge (Alexandra Delli Colli), una donna matura con una sessualità perversa, frequenta quartieri malfamati in cerca di forti emozioni. A forza di girare i quartieri a luci rosse della città Jane viene abbordata da Scellenda. I due si appartano nella camera di un hotel e Mikos spoglia Jane e la lega nuda al letto; improvvisamente la radio annuncia che il serial killer ricercato per gli omicidi delle ragazze ha due dita mancanti da una mano. Jane, impanicata, riesce a liberarsi e fugge, ma viene raggiunta e uccisa dall’assassino. Il dottor Davis si reca da Fay e Peter. Rimasta sola, Fay viene aggredita da Mikos, ma fortunatamente Peter torna in tempo e riesce a metterlo in fuga. Il tenente Williams riceve l’ennesima telefonata dal serial killer, che gli annuncia in diretta il massacro di Kitty. La polizia riesce a localizzare la cabina telefonica dalla quale la chiamata è giunta ma una volta sul luogo Williams si rende conto che Il killer si è preso gioco di loro con un trucchetto: in realtà si trova in un luogo sicuro con Kitty, che uccide dopo averla torturata brutalmente con una lama da barba. Il tenente arriva troppo tardi.

Poco dopo Williams scopre che Scellenda è stato trovato morto in periferia, soffocato da un sacchetto di plastica. Il dottor Davis intanto indaga sul passato di Peter e scopre che ha una figlia nata da un precedente matrimonio. La bambina è ricoverata in un ospedale, poiché soffre di un linfoma alle ossa, che la sta deturpando orribilmente. La bambina riceve spesso delle telefonate da un uomo con la voce di Paperino; quando Fay ascolta per puro caso una delle telefonate si rende che il vero serial killer è Peter, che uccide le ragazze giovani e belle perché sua figlia non potrà mai essere tale. Peter però capisce che Fay conosce la verità e cerca di uccidere anche lei, ma rimane improvvisamente ucciso per un colpo di pistola sparato dal tenente Williams, arrivato in extremis. In ospedale la bambina invoca disperatamente il padre, senza ottenere risposta.


Commento:

Ignorato dalla critica quando uscì nel 1982, dagli anni novanta Lo squartatore di New York venne largamente rivalutato, fino a diventare uno dei cult del thriller italiano nonché uno degli ultimi gialli all’italiana degni di un certo spessore (e anzi probabilmente l’ultimo insieme a Tenebre di Dario Argento, uscito nello stesso anno). Inizialmente considerato un prodotto fiacco, infarcito di omicidi splatter e scene violente fine a se stesse per supplire l’assenza di una vera trama, pensato unicamente per il sadico compiacimento di un pubblico di adepti al neonato slasher americano, con il passare degli anni anche la critica si accorse che Lo squartatore di New York è in realtà un film meritevole di un’analisi meno superficiale e più profonda.

Quello che Fulci fa ne Lo squartatore di New York è di prendere la peggiore feccia dell’umanità e di farla interagire nella metropoli per eccellenza, la Grande Mela, capitale mondiale dell’alienazione e della perversione. La New York descritta da Fulci pullula di degrado e sporcizia morale, similmente alla Grande Mela di scorsesiana memoria (Taxi Driver, 1975). Non solo ci vengono presentati gigolò sadici con dita monche, donne mature con perversi gusti sessuali, frequentatori di quartieri a luci rosse e prostitute, ma persino le cosiddette persone normali vengono filtrate dallo sguardo disilluso di Fulci attraverso una triste luce grigia. Così, si mette in rilievo il laconico pessimismo del commissario di turno, la deprimente solitudine di un colto professore che passa il suo tempo a giocare a scacchi da solo e a leggere giornaletti porno per omosessuali, la nevrosi e la maleducazione della gente che cammina per le strade.

Soprattutto viene affiancata l’idea estrema di violenza con un dramma più grande persino dell’efferatezza con cui il killer stesso compie i suoi omicidi: la malattia irreversibile di una bambina che giorno dopo giorno vede marcire delle parti del suo corpo. Suo padre, sopraffatto dalla crudeltà e dall’ingiustizia del destino che la vita ha riservato alla figlioletta, ne esce pazzo e gira la metropoli alla ricerca delle sue vittime, ragazze belle e giovani, che deturpa ed uccide brutalmente lanciando minacce con la voce di Paperino, con la quale parla amorevolmente al telefono con la sua bambina malata. Durante tutta la durata del film si respira un’aria malsana pessimistica e crudele, che è destinata a lasciare al termine della visione un senso di sporcizia e di degrado morale/mentale.

Ma la lettura pessimistica che il film certo insegue non deve far passare in secondo piano l’elevatissimo tasso di violenza ed omicidi splatter: si passa dalla ragazza uccisa a coltellate nella vagina a quella uccisa nello stesso modo ma con una bottiglia rotta al posto della lama, per poi finire con l’omicidio più brutale in assoluto, quello della prostituta Kitty, che prevede tra le altre cose il taglio in due parti di un capezzolo e di un bulbo oculare con un rasoio. Nell’ultima scena inoltre il killer viene ucciso dal tenente con un colpo di pistola che lo prende in piena faccia. Gli effetti speciali – come in tutti i film di Fulci – sono ottimamente realizzati.

Anche il tasso erotico della pellicola è molto elevato, al punto che in alcune scene si sfiora il confine con il cinema hard. Ma si tratta di un erotismo ben diverso da quello solitamente mostrato nel giallo all’italiana anche dallo stesso Fulci (Una sull’altra, Una lucertola con la pelle di donna): qui il nudo e l’elemento sessuale sono svuotati da ogni carica erotica e hanno il solo scopo di mostrare l’imbruttimento e il degrado in cui sembra essere caduto l’uomo nel grigiore della metropoli contemporanea, al punto che ogni singolo personaggio sembra inseguire devianze sessuali – chi riesce a frequentare solo prostitute, chi si eccita sfogliando giornaletti porno o assistendo a sexy show nei quartieri a luci rosse, chi cerca godimento nel sadomasochismo e nel bondage. In seguito a queste ampie rivalutazioni, dopo quasi trent’anni il valore di Lo squartatore di New York è ampiamente riconosciuto: la visione quindi è consigliata a tutti gli amanti del giallo, thriller e horror italiano. Si astengano invece mainstreamers e spettatori facilmente impressionabili.


Video:

Trailer del film.


Valutazione: 75/100


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Film simili:

I corpi presentano tracce di violenza carnale (1972)

Reazione a catena (1975)


3 commenti

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3 risposte a ““Lo squartatore di New York” (1982)

  1. Navis

    Maaaaa… da quanto tempo cercavo questo film!!! Ne vidi una prima metà negli anni ’90 e non sono mai riuscito a vederne la fine!!!!

  2. qui lo puoi vedere completo:

    😉

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