“Sette scialli di seta gialla” (1972)


Sette scialli di seta gialla (conosciuto all’estero come The Crimes of the Black Cat) è un film del 1972, diretto da Sergio Pastore. Il titolo del film deriva dallo scialle giallo che viene consegnato ad ogni vittima designata poco prima di essere assassinata.


Trama:

L’ispettore danese Iansen è incaricato di indagare sulla morte della indossatrice Paula, trovata esanime dalla collega Elga negli spogliatoi dell’atelier di Franäoise. Le persone di cui può sospettare sono il professor Peter Oliver, pianista, cieco, abbandonato dalla vittima dopo una relazione intima e il signor Victor, marito della padrona dell’atelier e recentemente ricattato con fotografie scattate da Henry, presunto cugino della defunta mentre la stessa si trovava in intimità con Victor. Nuovi motivi di sospetto vengono offerti al poliziotto dalla morte di Henry pressoché in presenza di Peter e del suo domestico Burton. Il professore, avendo casualmente ascoltato una conversazione misteriosa, sta ricercando una donna drogata e ricattata. Questa è Susan, un’ex attrice di circo la quale, per ottenere della droga, colpisce su commissione le vittime inviando loro una sciarpa impregnata di liquido repellente e facendole aggredire da un gatto con le unghie avvelenate dal curaro. Mentre l’ispettore e il pianista cercano inutilmente, anche le indossatrici Elga e Wandy vengono uccise.


Commento:

Sergio Pastore, regista romano, a partire dalla fine degli anni ’60 dirige diverse pellicole di serie b, spaziando tra i generi più in voga (horror, erotico, thriller): Omicidio a sangue freddo (1967), Il diario proibito di Fanny (1969), La ragazza di Praga (1970). Il suo film più noto è però il successivo Sette scialli di seta gialla (1972), un krimi thriller di sapore mitteleuropeo (è ambientato a Copenaghen) che però riprende i nuovi stilemi del cinema di Dario Argento. La trama è però molto vicina soprattutto a Sei donne per l’assassino (1964), film di Mario Bava considerato dai critici il vero capostipite del giallo all’italiana: identica è persino la location in cui le vittime vengono fatte fuori una dopo l’altra, un atelier di alta moda. Da Argento, Pastore riprende il testimone cieco degli omicidi (Il gatto a nove code, 1971) e le meccaniche di L’uccello dalle piume di cristallo (1970) – compresa la voce contraffatta dell’assassino e il verso dell’uccello nella telefonata. Un’altra ispirazione per Pastore è stata senz’altro un vecchio film di Henry Hathaway, 23 Paces to Baker Street (1956).

Sette scialli di seta gialla è ricordato soprattutto per l’insolita “arma” con cui il killer (in realtà una tossicodipendente ricattata da un mandante) uccide le sue vittime: un gatto nero le cui unghie sono state immerse in un veleno mortale; decisamente una delle armi più originali del filone giallo italiano. Tra le scene che rimangono impresse c’è senza dubbio quella dell’omicidio di una ragazza nella doccia: Pastore riprende pari pari la scena di Psycho (Alfred Hitchcock, 1960) e la rende molto più cruenta, mostrando come l’assassino, dopo aver assalito la malcapitata, ne dilania il corpo nudo con numerosissimi fendenti di rasoio che fanno sprizzare sangue da tutte le parti (anche sulla telecamera); forse la scena più violenta dell’intero filone giallo italiano? Un’altra scena in cui Pastore si diverte a citare è quella in cui Oliver si appresta a sonorizzare la scena di un film thriller: sullo schermo appare la prima scena onirica di Una lucertola con la pelle di donna di Lucio Fulci (1971). Curiose anche le scene lisergiche di una allucinata (sebbene di eroina, e non di LSD) Giovanna Lenzi.

Nonostante le situazioni siano spesso poco verosimili (i personaggi di una stretta cerchia che per un motivo o per l’altro sono tutti invischiati nell’ambito dei delitti, la tossicodipendente che uccide in un modo così complesso solo e unicamente per ottenere la droga, il cieco che vuole indagare fino in fondo – esponendosi in modo assurdo ad ogni tipo di rischio – nonostante le sue menomazioni) Pastore ha il merito di confezionare Sette scialli di seta gialla come un cinefumetto, evitando di prendersi eccessivamente sul serio e realizzando un discreto giallo che si lascia guardare nonostante il budget sia molto limitato e la sceneggiatura sia molto citazionista. Merito soprattutto dell’eccellente fotografia di Mancori, che in qualche scena risulta persino artistica. Il tema musicale di Manuel De Sica è accattivante. Buona la componente erotica. Nel cast compaiono Anthony Steffen (Antonio De Teffè), Sylvia Koscina, Giovanna Lenzi, Renato De Carmine, Giacomo Rossi Stuart, Annabella Incontrera, Umberto Raho.


Video:
Trailer del film.


Valutazione: 67/100


Film collegati:

Influenze:

Film ispirati:

Film simili:

Sei donne per l’assassino (1964)

L’uccello dalle piume di cristallo (1970)

Il gatto a nove code (1971)

Una lucertola con la pelle di donna (1971)

Nude per l’assassino (1975)


1 Commento

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Una risposta a ““Sette scialli di seta gialla” (1972)

  1. Francesco

    Salve
    Si,ma guardate bene i film ,prima di raccontarne la trama!
    Non è Elga a ritrovare il corpo di Paula,ma Margot l’amica del pianista anch’essa lavorante nell’atelier.
    La critica ,come spesso avviene è perfetta,ma non il racconto delle trame,che è spesso inesatto,sarebbe meglio evitarlo o essere più attenti,è un peccato perchè questo è un sito così ben fatto.

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