“Valerie a Tyden Divu” (1970)


“Goodnight, my dark haired girl

Goodnight, and sweet dreams

When you awake, my love

Don’t reveal your secret

Valerie a Tyden Divu (più conosciuto con il titolo inglese Valerie and her Week of Wonders – mentre in italiano il titolo del film è stato tradotto come al solito inadeguatamente: Le Fantasie di una Tredicenne) è un film sperimentale del regista cecoslovacco Jaromil Jires, ispirato al romanzo omonimo del connazionale Viteszslav Nezval. Data l’estrema complessità del film, è molto difficile etichettarlo o definirlo, tuttavia può essere considerata una fiaba fantasy a tinte gotiche ed erotiche. Una particolare nota di merito va alla colonna sonora, composta interamente da Lubos Fiser.


Trama:

Data la singolarità del film dovuta alla bizzarria del plot, una ricostruzione della vicenda appare ardua, ma non impossibile. Valerie (Jaroslava Schallerova) è una bambina di tredici anni che vive con la nonna Elsa (Helena Anyzova) in un non precisato paese, nell’Ottocento. Capiamo subito che i genitori di Valerie sono morti. Quando giungono in città degli attori e dei missionari, Valerie inizia a fantasticare e ben presto le sue suggestioni oniriche si mischiano alla realtà, catapultandola all’interno di una fiaba che riflette i suoi stati d’animo interiori ed i suoi desideri inconfessati.

Valerie immagina innanzitutto di destarsi all’improvviso e di scoprire che un demone/vampiro sta fuggendo dopo averle rubato gli orecchini. Ma poco dopo, si presenta a Valerie un ragazzo di nome Orlik – ma che viene chiamato anche Eagle – (Petr Kopriva), il servitore del demone/vampiro, che glieli restituisce poiché nutre per lei un sentimento di amore. La mattina seguente si svolge in paese il matrimonio di Hedvika (Alena Stojakova), una conoscente di Valerie e di sua nonna Elsa che si sta per sposare con un vecchio uomo. Quando Valerie si affaccia alla finestra per guardare il corteo nuziale che passa per le strade coglie con lo sguardo il demone/vampiro della notte precedente, che le sorride maligno.

Valerie apprende da Orlik che quel giorno ci sarà nella chiesa del paese una messa speciale, in cui il sermone sarà riservato alle vergini; le dà inoltre una perla magica che le permetterà di difendersi da tutte le sventure. Valerie si dirige così verso la chiesa per assistere alla funzione, e per la strada si imbatte in bambine che fanno il bagno in un fiume e si baciano e in una donna che sta facendo l’amore con un uomo. Giunta presso la chiesa del paese, Valerie raggiunge le altre vergini raggruppate per l’occasione sotto il pulpito, e si accorge con imbarazzo di essere l’unica vestita di nero (tutte le altre indossano una veste bianca). La messa è detta dal demone/vampiro, interamente vestito di nero (anche la sua faccia in questa scena non è bianca ma è nera), che alla fine lascia volare via una colomba bianca.

Dopo la messa, Valerie trova Orlik incatenato alla fontana della piazza; lo libera, e questi prova a baciarla, ma lei si ritrae; giunge una folla che scaccia Orlik, che è costretto a rifugiarsi in un portone. Intanto il demone/vampiro raggiunge Valerie, la quale lo scambia per il padre defunto, e la conduce nel luogo in cui vive, uno scantinato pieno di ragnatele, candele ed antri bui. Qui il demone/vampiro la obbliga a spiare da una fessura la nonna Elsa che, ricevuta dal prete, si flagella nel ricordo del marito defunto.

Arriva Orlik che stordisce il demone/vampiro e mette in salvo Valerie, la quale dice che il demone/vampiro vuole essere amato da lei ma che ciò non é possibile, perché lei ha paura di lui. Il demone/vampiro giunge presso la casa di Elsa, la quale gli chiede di poter ritornare giovane e bella come un tempo. Il demone/vampiro dice che c’è un solo modo per realizzare il suo desiderio e la morde sul collo, vampirizzandola. Dopo averla portata nella camera nuziale di Hedvika, unisce le due donne in un abbraccio e vampirizza anche la giovane sposa.

Il giorno seguente Valerie va a fare un picnic in campagna con sua nonna, il prete del paese ed altre ragazze. Il prete dimostra subito una inusuale e morbosa attenzione nei confronti di Valerie così, dopo averle fatto bere del vino, la raggiunge nella sua camera da letto e tenta di violentarla; Valerie impugna la perla e si irrigidisce e ammutolisce di colpo; il prete, credendola morta per causa sua lascia l’abitazione spaventato e si impicca. Valerie scappa e trova Orlik in un torrente, legato con della fune a dei paletti; dopo averlo salvato, ne rifiuta nuovamente le avances, quindi i due trovano il cadavere impiccato del prete.

Valerie ed Orlik trascinano il corpo nello scantinato del demone/vampiro, e qui trovano in una bara anche quello della nonna Elsa, diventata un vampiro. Giunti a casa della nonna, vi trovano una giovane ragazza sconosciuta (che in realtà è la stessa Elsa ringiovanita di molti anni), che svela a Valerie e Orlik che essi sono fratello e sorella. Valerie va a dormire, ma quando si sveglia è nello scantinato del demone/vampiro; spiando attraverso alcune travi vede la donna che l’ha accolta poco prima in casa copulare con un uomo e morderlo sul collo. La donna seduce anche Orlik, ma questi è in possesso delle perle magiche e si sottrae dalla sua presa. Valerie viene svegliata da Orlik, che le stava cantando una dolce ninna nanna; ma quando questi prova a baciarla, Valerie si sottrae urlando di non voler commettere incesto.

Valerie va al mercato dove ruba una gallina, quindi scende nello scantinato dove trova il demone/vampiro (che scambia ancora una volta per il padre defiunto), che sembra sul punto di morire. Valerie azzanna la gallina e, con le labbra intonse di sangue, da un bacio sulle labbra al demone/vampiro, il quale per un istante si trasforma veramente nel padre di Valerie per poi riacquistare immediatamente le mostruose fattezze; il demone/vampiro assale Valerie e la morde sul collo. Valerie non diventa un vampiro grazie alle perle magiche che le aveva dato Orlik, perciò rammaricandosi si chiede perché l’ha abbandonato. Intanto, il prete si sveglia e le giura vendetta.

Valerie esce dallo scantinato e incontra Hedvika, anche lei vampirizzata ma rimasta buona d’animo. Dopo aver dormito insieme, Valerie la guarisce con i suoi baci e la fa tornare normale. Poco dopo, nella pubblica piazza, il prete accusa Valerie di stregoneria e, prelevatola in mezzo alla folla, la pone sul rogo e appicca il fuoco. Mentre sta ardendo viva in mezzo alle fiamme, Valerie alza gli occhi al cielo e pronuncia la frase: “Orlik, Orlik: perché mi hai abbandonato?”. Ovviamente Valerie si salva ancora una volta grazie alle perle magiche.

Valerie riappare nello scantinato dove un gruppo di vergini e di uomini sta gozzovigliando; c’è anche la nonna Elsa da giovane e il demone/vampiro. Valerie mette nel calice di quest’ultimo una perla ed esprime un desiderio; dopo aver bevuto il vino, il demone/vampiro crolla a terra e muore, quindi si trasforma in una donnola (in inglese weasel, ovvero il nome con cui viene chiamato nel film). Poco dopo, mentre Valerie si trova in campagna, arriva da lei una sconosciuta in lacrime che le dice che sua nonna Elsa sta morendo. Giunta a casa, la trova nuovamente vecchia e sul letto di morte mentre delira, quindi muore.

Nell’ultima scena, Valerie incontra inaspettatamente i genitori; la madre la bacia sulla bocca. All’incontro è presente anche la nonna Elsa, rediviva e vestita a lutto. Valerie bacia Orlik, mentre intorno giovani vergini si baciano tra loro e il demone/vampiro copula con Hednika infelice a causa del suo prematuro matrimonio; il prete che aveva molestato Valerie è imprigionato in una gabbia, e Valerie gli passa davanti sbeffeggiandolo. In questo tripudio, Valerie si corica in un letto posto in mezzo ad un enorme girotondo e si addormenta, ripetendo con la mente le parole della ninna nanna che le aveva cantato Orlik.


Commento:

Abbiamo precedentemente detto che descrivere il plot di Valerie è difficile: ebbene, se possibile, trovare delle chiavi di lettura coerenti e precise è forse un compito ancora più arduo. Potremmo iniziare azzardando che Valerie può essere visto come un’analisi delle tre età della donna attraverso gli occhi della protagonista, un’adolescente vergine che sta per diventare donna. E’ proprio Valerie a rappresentare la prima delle tre età di cui sopra – l’infanzia, la verginità, la purezza. Valerie è candida, pura, diffidente verso gli approcci degli altri (respinge costantemente Orlik che pure ama); però è curiosa, e perciò spia attraverso i buchi delle serrature e le travi per vedere la gente che si ama, si sofferma sulle vie di campagna per sbirciare attraverso i canneti le ragazzine che si baciano; si noti che spesso nel film addenta libidinosamente frutta e non meno raramente si spoglia senza remore. La seconda età – quella il matrimonio – è rappresentata da Hednika: giovane donna, che passa dalla verginità al matrimonio con un uomo molto più vecchio di lei. Valerie prova tristezza per lei perché capisce che percorre questa strada non per volere suo ma per convenzione e convenienza. La terza età – quella della menopausa – è rappresentata da Elsa, la nonna: essa non riesce ad accettare il suo decadimento fisico e sessuale, così pretende di ritornare giovane e di prendere di mira tutti gli individui di sesso maschile che incontra sulla sua strada.

Si noti anche come Valerie è fondamentalmente un film sulla sessualità, attraverso tutte le sue forme, viste attraverso gli occhi di un’adolescente che si affaccia per la prima volta su questo, tanto misterioso per lei quanto intrigante, mondo. Nel film ci viene mostrata una sessualità dolce ed impacciata (Orlik), una sessualità lesbica (Valerie con Hednika e le ragazzine che si baciano mentre fanno il bagno nel fiume), una sessualità violenta (la ringiovanita Elsa; il prete e il padre di Valerie che provano a violentarla); si parla persino d’incesto (quando Orlik, dopo che Elsa gli ha rivelato la sua parentela con Valerie, prova a baciare quest’ultima). Sebbene con curiosità, la sessualità viene vissuta da Valerie in maniera frustrata: inizialmente sia il prete che il demone/vampiro infatti la rimproverano per il suo “non essere pura”, più avanti Valerie si immagina addirittura sul rogo. Si noti che quando Valerie fai il giochetto del “m’ama/non m’ama” con le margherite, esse sono cosparse di sangue, una metafora alla perdita della verginità ma anche un’allusione al peccato.

D’altra parte il fenomeno del vampirismo è sempre stato pervaso da una forte carica erotica – e il solo atto del morso sul collo della vittima contiene in sé un notevole significato che mischia brutalità e desiderio sessuale. Nel film, il personaggio del demone/vampire – accettando una freudiana interpretazione – può essere la proiezione di Valerie del padre che non ha mai avuto, oppure dell’amante della nonna (la quale tradiva il marito); inoltre, attraverso la creazione della figura del demone/vampiro, Valerie rivela che nel suo inconscio si sente circondata da una voracità sessuale senza limiti (che poi ritrova nel padre, nel fratello, nel prete). In Valerie, l’aspetto estetico del demone/vampiro ricorda moltissimo il Nosferatu di Murnau, pallidissimo, pelato e con le orecchie a punta. Nella tradizione ceca, la figura del vampiro non è legata al pipistrello, ma ad un altro animale: la donnola, nel quale infatti – quando alla fine del film muore – si trasforma.

La sessualità nel film viene talvolta vista e rappresentata da Valerie in modo bizzarro ed incoerente: incaricato di leggere il sermone alle vergini dal pulpito è il demone/vampiro, che è per antonomasia colui che viola e travia le vergini. Più avanti nel film, Valerie viene additata come “strega” e come “essere impuro” perché ha respinto le avances di un prete, quando la morale ci suggerisce che sarebbe dovuto essere proprio il prete, denunciato da Valerie per le molestie da lei subite, a bruciare sulla pira ardente del peccato. Si noti dunque come non solo la sessualità ma anche la religione viene avvertita da Valerie come qualcosa di mistico, oscuro ed incoerente; in questo velato anti-clericalismo, anche per la presenza della vergine di turno, Valerie mi ha ricordato per certi versi un film francese uscito lo stesso anno, Mais ne nous délivrez pas du mal (Joel Seria), ed uno inglese uscito qualche anno dopo, The Wicker Man (Robin Hardy, 1973 – anche per la location, la scene del bagno nel fiume delle ragazze seminude e l’insolita presenza in diverse sequenze di una maschera con fattezze animali).

La scena finale, che mostra Valerie nel bel mezzo di un baccanale, mostra allo spettatore tutta la curiosità della protagonista e la sua carica erotica; tuttavia, dopo aver baciato Orlik ed aver guardato tutti coloro che la circondano baciarsi reciprocamente e copulare, significativamente sceglie di coricarsi su un letto bianco (sinonimo di purezza), dapprima circondato dalla folla orgiastica, infine completamente isolato su un sfondo rosso sangue (come la perdita della verginità che la attende). Ma per il momento, Valerie sembra essere uscita da tutto l’orrore e la perversione del mondo che ha potuto vedere durante l’infanzia ancora pura ed immacolata, andandosi a coricare nel suo lettino come se fosse la culla in cui dormiva da neonata. In definitiva, Valerie a Tyden Divu è un film di grandissimo impatto per la sua realizzazione caledoscopica e sperimentale, che getta lo spettatore nel bel mezzo di un’esperienza onirica che prende talvolta la forma del sogno, talaltra quella dell’incubo. E’ un film difficile da seguire e da comprendere, non concede nulla di scontato allo spettatore ed anzi lo confonde di continuo (mischia i piani narrativi e spazio-temporali, fa assumere ai personaggi diverse sembianze, fa ritornare in vita personaggi morti poco prima, cambia continuamente la parentela dei personaggi tra di loro); ma se lo spettatore lo saprà capire, allora diventerà per lui un’esperienza cinematografica significativa, se non addirittura unica.


Video:
Trailer originale del film.


Valutazione: 9.1

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