“Dressed to Kill” (1980)


“This is Bobbi. You won’t see me anymore, so I thought I’d have a little session with your machine. Oh Doctor, I’m so unhappy. I’m a woman trapped inside a man’s body–and you’re not helping me to get out! So I got a new shrink, Levy’s his name, he’s gonna sign the papers so I can get my operation. Oh… I borrowed your razor… and – well, you’ll read all about it. Some blonde bitch saw me, but I’ll get her.”

Dressed to Kill (conosciuto in Italia come Vestito per uccidere) è un film del 1980, diretto da Brian De Palma.


Trama:

Una bionda misteriosa uccisa a rasoiate, in ascensore, una donna di mezza età, Kate Miller, sessualmente insoddisfatta e, per questa ragione, assidua paziente di uno psicanalista, il dottor Robert Elliott. Al delitto assiste una giovane squillo, Liz Blake, che, per aver raccolto il rasoio insanguinato, è fortemente sospettata dal tenente di polizia Marino, che dirige le indagini. Mentre un altro dei suoi pazienti – un transessuale che si fa chiamare Bobby – telefona ad Elliott per dirgli di essere lui l’assassino di Kate e di voler uccidere, come pericolosa testimone del suo delitto, anche Liz. La ragazza e il figlio della morta, Peter, si danno da fare per scoprire chi sia il maniaco omicida.


Commento:

Nel 1980 De Palma ritorna alla sua grande fonte di ispirazione, Alfred Hitchcock, realizzando Vestito per uccidere (Dressed to Kill, 1980), suo secondo grande successo commerciale. Come in Sisters il film di riferimento è Psycho: De Palma dal capolavoro originale prende tutte le componenti cardine (disturbi psicosessuali, assassini travestiti, una protagonista bionda che muore inaspettatamente a metà film senza dimenticare la famosa scena della doccia). Non solo Hitchcock, però: è innegabile che per Dressed to Kill De Palma abbia preso spunto anche dalle pellicole di alcuni registi gialli italiani del decennio precedente, su tutti Argento soprattutto per la causa psicosessuale che scatena la furia omicida del serial killer di turno. Ancora una volta la vicenda può risultare non del tutto plausibile, ma il lavoro di maestria del regista alla sceneggiatura e dietro la mpd si vede eccome.

Tra le scene indimenticabili è impossibile non citare il doppio inseguimento tra la protagonista e uno sconosciuto all’interno del museo (una citazione di Vertigo) in cui le parti di cacciatore e preda si invertono continuamente, l’omicidio nell’ascensore (pochi sanno che è ripreso da Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? di Giuliano Carnimeo, 1972), la scena thrilling sul metrò (che ricorda una scena di Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento, 1971, ma anche L’ultimo treno della notte di Aldo Lado, 1975) e quella – omaggio a Rear Window – che si svolge all’interno dello studio del dottor Elliott e che mostra una bellissima Nancy Allen all’apice della sua carica seduttiva.

Altri espedienti tipici del regista sono: il ruolo della componente onirica (il film si apre e si chiude con due sogni), la protagonista dai sentimenti umani in mezzo a chi pare aver perso completamente l’umanità (chi più chi meno, il marito, l’amico occasionale, il figlio, la prostituta, lo pisichiatra, il commissario), il finto finale nel finale (così come in Carrie). Grandi prestazioni di Angie Dickinson e Michael Caine, Dennis Franz alla sua seconda collaborazione col regista si avvia ad essere un suo attore feticcio. Ottimo lo score di Pino Donaggio, il quale pure si legherà poi indissolubilmente a De Palma. Un mix indimenticabile di sesso violenza e analisi psicologica, come in seguito sarà pure – seppur in termini minori – Body Double.


Video:

Trailer del film.


Valutazione: 80/100


Film collegati:

Influenze:

Film ispirati:

Film simili:

Rear Window (1954)

Psycho (1960)

Quattro mosche di velluto grigio (1971)

Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1972)

Sotto il vestito niente (1985)

Le foto di Gioia (1987)

Body Double (1984)


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