“Una lucertola con la pelle di donna” (1971)


Il vizio è una gabbia con il chiavistello dal di dentro… siamo noi che vogliamo restarci rinchiusi per forza“.

Dopo il giallo hitchcockiano Una sull’altra (1969), Fulci diresse il suo primo vero spaghetti-thriller, quel Una lucertola con la pelle di donna (A Lizard in a Woman’s Skin) che da molti esperti del genere è considerato ancora oggi come uno degli esempi più fulgidi del filone. A questa pellicola seguiranno Non si sevizia un paperino (1972) e Sette note in nero (1977), film in cui Fulci proponeva nuovamente la commistione di plot giallo ed elementi horror/thriller; Lo squartatore di New York (1982) è l’ultimo thriller degno di nota del regista.


Trama:

Una giovane londinese, Carol Hammond (Florinda Bolkan), moglie di Frank (Jean Sorel), un noto avvocato, turbata dalla vita licenziosa di una sua vicina di casa, Julia Durer, racconta allo psicanalista (George Rigaud) d’avere, in sogno, uccisa la donna. Qualche giorno dopo si scopre che Julia è stata assassinata davvero, e proprio nel modo descritto da Carol. Poiché, accanto al cadavere, l’istruttore Corvin (Stanley Baker) ha trovato una pelliccia e un tagliacarte appartenenti a Carol, incrimina la signora Hammond. Successivamente indiziati del delitto sembrano anche altri: da Frank, che la tradisce, a Deborah (Silvia Monti), la sua amante; dalla figliastra, Joan (Ely Galleani), in equivoci rapporti con una coppia di hippie, testimoni dell’uccisione di Julia, allo stesso padre di Carol.


Commento:

Basterebbero due delle primissime scene del film (il duplice sogno di Carol da lei raccontato sul lettino dello psicanalista) a consegnare a Una lucertola con la pelle di donna il titolo di giallo più psichedelico e delirante dell’ondata italiana anni settanta. Da parte sua Fulci non lascia adito a dubbi, e dopo aver diretto solo tre anni prima un film come Una sull’altra – fortemente influenzato dall’estetica pop e dalle atmosfere lascive della S. Francisco di fine anni sessanta – rincara la dose con quest’altra pellicola, il suo secondo giallo.

Sogno a parte, realizzato con una tecnica sopraffina (effetti speciali, colonna sonora ultra psichedelica del Maestro Morricone, dissolvenza immagine, cambi di inquadratura repentini), Fulci ci mette dentro molto altro: una Swingin’ London di inizio anni settanta profondamente immersa nelle sue mille contraddizioni, feste a base di droga e hippie strafatti di LSD, psicanalisi, arte spiccia e concettuale (i pugnali inverniciati), vivisezione animale, e persino – notano alcuni – accenni di complesso di Elettra.

Molti nella trama di Una lucertola con la pelle di donna vedono una rivisitazione ancora più malsana di Spellbound (Io ti salverò, 1945) di Alfred Hitchcock, così come lo era stata Una sull’altra di Vertigo (La donna che visse due volte, 1958). Curioso inoltre come il titolo di lavorazione – La gabbia – derivava da un aforisma attribuito a Edgar Allan Poe ma in realtà scritto da Fulci stesso per la tagline del film (“Il vizio è una gabbia con il chiavistello dal di dentro… siamo noi che vogliamo restarci rinchiusi per forza“); l’anno seguente Sergio Martino ci cascò ed intitolò il suo thriller ispirato a Poe Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave. Il titolo definitivo del film per l’uscita nelle sale venne comunque poi cambiato in Una lucertola con la pelle di donna in omaggio alla moda zoonomica del periodo, che vede come capostipite l’argentiano L’uccello dalle piume di cristallo (1970).

Nella sostanza tuttavia Fulci prende le distanze dal thriller argentiano (fondato sul trauma e sulla violenza feroce di un singolo individuo impazzito, reietto della società), proponendo invece una visione di vizio e di malattia che non è una conseguenza della perdita dei valori della società, ma si configura piuttosto come un morbo insito nel tessuto sociale stesso. Così i familiari della protagonista Carol, le classiche persone perbene e socialmente rispettabili, nascondono tutti i propri scheletri nell’armadio, e in un sogno della protagonista appaiono putrefatti come secondo la stessa lo sono moralmente.

Risulta più facile simpatizzare per gli hippie strafatti di LSD – che invece dell’omicidio vedono una “bellissima lucertola con la pelle di donna” – per l’irlandese megalomane e folle che inizialmente si attribuisce il delitto o per la Durer stessa, che perlomeno dei propri vizi non ne fa un mistero. La protagonista Carol, dal canto suo, ricorda – sin dal nome – il personaggio della Deneuve nel polanskiano Repulsion (1965), con le sue ossessioni e i suoi incubi di morte e putrefazione.

Una lucertola con pelle di donna, sebbene presentando un plot intricatissimo e sotto molti aspetti decisamente poco verosimile, risulta essere uno dei gialli più avvincenti e ricco di colpi di scena dell’intero filone italiano. Un merito di primissimo piano è da riconoscere al livello stilistico del prodotto: qui troverete un Fulci allo zenit della sua creatività e genialità, a partire dal suo lavoro incredibile dietro la macchina da presa; ogni inquadratura e piano sequenza sembra essere pensato maniacalmente, nulla – anche sotto il profilo estetico – viene lasciato al caso. Il genio malato del regista pagò dazio anche questa volta: all’uscita nelle sale il film suscitò infatti un vespaio di polemiche per la scena in cui la protagonista, scappando all’interno della clinica, si trova di fronte a dei cani vivisezionati con il cuore pulsante in primo piano; Fulci dovette dimostrare in tribunale che si trattava solamente di un effetto speciale ben riuscito.


Video:

Trailer del film.


Valutazione: 85/100


Film collegati:

Influenze:

Film ispirati:

Film simili:

Spellbound (1945)

Repulsion (1965)

A doppia faccia (1969)

Una sull’altra (1969)

Tutti i colori del buio (1971)

Non si sevizia un paperino (1972)

Sette note in nero (1977)


1 Commento

Archiviato in erotika, experimental, italian giallo, mystery, psychedelic, psychological thriller, thriller

Una risposta a ““Una lucertola con la pelle di donna” (1971)

  1. …Fulci passa dal giallo allo “Spaghetti thriller” in maniera impeccabile !
    Visionario, onirico, psichedelico… un capolavoro di questo genere 🙂

Lascia un commento