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Der Ruf der Blonden Göttin (1977)


Der Ruf der Blonden Göttin è una produzione svizzera diretta da Jesus Franco. Conosciuto anche come The Call of the Blonde Goddess, Voodoo Passion e – in Italia – Porno Shock (sic). Continua a leggere

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“Blow Out” (1981)


“So you got your choice. You can be crazy or dead.”

Blow Out è un film del 1981, diretto da Brian De Palma. Continua a leggere

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“The 4th Floor” (1999)


The 4th Floor (conosciuto in Italia con il titolo Il mistero del quarto piano) è un film del 1999, scritto e diretto da Josh Klausner. E’ fortemente ispirato da Le Locataire (1976), uno dei capolavori del polacco Roman Polanski. Pur non potendo ovviamente competere con la pellicola ispiratrice, The 4th Floor si distingue comunque nel panorama thriller/horror degli ultimi anni grazie ad un cast d’eccezione (Juliette Levis, William Hurt, Tobin Bell) e alle sue atmosfere opprimenti e claustrofobiche. Continua a leggere

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“Il profumo della signora in nero” (1974)


“In un Paese delle Meraviglie essi giacciono,
Sognando mentre i giorni passano,
Sognando mentre le estati muoiono;
Eternamente scivolando lungo la corrente
indugiando nell’aureo bagliore…
Che cos’è la vita se non un sogno?”

Il profumo della signora in  nero (conosciuto all’estero con il titolo The Perfume of the Lady in Black) è il primo film di Francesco Barilli, scritto con Massimo D’Avak ed uscito nel 1974. Pesantemente influenzato dal cinema visionario di Roman Polanski (Repulsion ma soprattutto Rosemary’s Baby), il film si inserisce nel filone dell’horror/thriller all’italiana, e precisamente nel sotto-genere del thriller cospirazionistico (La corta notte delle bambole di vetro – Aldo Lado, 1971, Tutti i colori del buio – Sergio Martino, 1972). Continua a leggere

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“Paranoia” (1970)


“Il vizio è una specie di droga”

Paranoia (conosciuto all’estero come An quiet place to kill, da cui il casino tra i vari gialli di Lenzi – Paranoia era stato il titolo inglese per il precedente Orgasmo, mentre il successivo capitolo si intitolerà Un posto ideale per uccidere) è un film del 1970, diretto da Umberto Lenzi. E’ un tipico italian giallo di fine anni sessanta/inizio settanta, con forti analogie con film come Top Sensation (Ottavio Alessi, 1968), Il dolce corpo di Deborah (Romolo Guerrieri, 1968) e Così dolce… così perversa (dello stesso Lenzi, 1969). Continua a leggere

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“A doppia faccia” (1969)


“Ok, (…), abbiamo trovato i colpevoli. Pero’… se non l’avessero fatto loro sono certo che l’avresti ammazzata tu”

A doppia faccia (conosciuto all’estero come Double Face o Liz et Helen), uscito nel 1969, è il primo film giallo diretto da Riccardo Freda (qui con lo pseudonimo di Robert Hampton); seguirà il meno riuscito L’iguana dalla lingua di fuoco (1971). Si tratta di uno dei film meglio realizzati del filone giallo di fine anni sessanta, nel quale si incastra perfettamente in quanto presenta tutte le situazioni tipiche del caso (una morte improvvisa, un’eredità in ballo, un protagonista che rischia di impazzire a causa di alcuni accadimenti inspiegabili, losche relazioni amorose tra i personaggi). Continua a leggere

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“Occhi dalle stelle” (1978)


Occhi dalle stelle (conosciuto all’estero come Eyes Behind the Stars) è un film italiano del 1978, diretto da Mario Gariazzo (qui con lo pseudonimo di Roy Garrett), che tratta il tema dell’esistenza degli UFO e di una cospirazione ordita dai servizi segreti per mettere a tacere la verità agli occhi della popolazione mondiale. Continua a leggere

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“Le foto proibite di una signora perbene” (1970)


Le foto proibite di una signora perbene (conosciuto all’estero come The Forbidden Photos of a Lady Above Suspicion) è un film del 1970, diretto da Luciano Ercoli. Esordio del regista per quanto riguarda il giallo all’italiana, il film inaugura una trilogia gialla che continuerà negli anni seguenti con La Morte cammina con i tacchi alti (1971) e La Morte accarezza a mezzanotte (1972). Continua a leggere

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“Intruders” (1992)


Intruders è una mini-serie tv statunitense del 1992, diretta da Dan Curtis. Continua a leggere

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“Il dolce corpo di Deborah” (1968)


Il dolce corpo di Deborah (conosciuto all’estero come The Sweet Body of Deborah) è un film del 1968, diretto da Romolo Guerrieri e scritto da Ernesto Gastaldi. Continua a leggere

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“Zeder” (1983)


Zeder (conosciuto all’estero come Revenge of the Dead) è un film del 1983 diretto da Pupi Avati, sua seconda incursione nel genere horror (qui puro e duro) dopo il riuscitissimo La casa dalle finestre che ridono (1976). Zeder è uno zombie-movie atipico e si può considerare uno dei migliori horror italiani degli anni ottanta. Ambientato come tutti i film horror del regista nella provincia emilana-romagnola, il film è uno splendido esempio di horror nostrano anni ottanta: una perla preziosa di quelle nelle quali purtroppo al giorno d’oggi è pressoché impossibile imbattersi. Fece scalpore per aver anticipato Pet Sematary (romanzo del 1984, film del 1989) di Stephen King in diversi punti focali della trama. Continua a leggere

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“Una sull’altra” (1969)


Una sull’altra (conosciuto all’estero come One of top of the other o Perversion story) è un film del 1969, diretto da Lucio Fulci. È il suo primo film giallo, nonché uno dei primi gialli all’italiana (rimanda molto a Il dolce corpo di Deborah, Romolo Guerrieri, 1968), sebbene rimanga legato anche al giallo classico (soprattutto richiama Vertigo, Alfred Hitchcock, 1958). Presenta una buona suspence, una notevole componente erotica (anche lesbica) e, a differenza dei successivi gialli del regista, non presenta scene cruente o splatter. Si tratta di uno dei più intriganti tra i primi gialli made in Italy, nei quali gli ingredienti erano sostanzialmente una situazione misteriosa, un’eredità in ballo, vari rapporti amorosi che si intrecciavano tra loro. Continua a leggere

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“La polizia accusa: il servizio segreto uccide” (1975)


La polizia accusa: il servizio segreto uccide è il secondo poliziottesco diretto da Sergio Martino (il primo fu Milano trema: la polizia vuole giustizia, 1973). Uscì nelle sale nel 1975; nello stesso anno Martino diresse altri due film dello stesso filone, La città gioca d’azzardo e Morte sospetta di una minorenne. Sebbene il film in sé non sia affatto male, sia a livello di plot e sceneggiatura, sia a livello di azione, dà un po’ l’impressione di soffrire il confronto con il precedente Milano trema: la polizia vuole giustizia, al quale è molto debitore sotto svariati aspetti. La prima parte del film è un po’ lenta, ma la mezz’ora finale assicura un’azione frenetica e un finale mozzafiato.

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“La notte che Evelyn uscì dalla tomba” (1971)


Il regista leccese Emilio Paolo Miraglia produsse, a cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta, sei film; i suoi due lavori più famosi (La notte che Evelyn uscì dalla tomba, 1971; La dama rossa uccide sette volte, 1972) vennero considerati dalla critica del tempo innovativi perché mischiarono elementi del filone horror gotico, molto in voga negli anni sessanta, con elementi del più giovane filone giallo. Purtroppo questa operazione di collage non riuscì pienamente, e se La dama rossa uccide sette volte riesce almeno a conquistarsi un’ampia sufficienza, il primo esperimento (La notte che Evelyn uscì dalla tomba) fallì il bersaglio: esso si presenta infatti come una versione confusionaria di Il rosso segno della follia (Mario Bava, 1970), svuotata dell’elemento horror-sovrannaturale solo nella scena finale, che appare agli occhi dello spettatore più navigato in entrambi i generi immotivato ed implausibile, fatto unicamente per strizzare l’occhio alla nuova moda cinematografica di nicchia.

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“Milano trema: la polizia vuole giustizia” (1973)


Moltissimi conoscono Sergio Martino per le sue commedie trash-erotiche; chi è appassionato di film di genere senza dubbio lo ricorderà come uno dei fautori massimi del giallo all’italiana (Tutti i colori del buio, I corpi presentano tracce di violenza carnale, Lo strano vizio della signora Wardh); ma anche con il genere poliziesco (o, meglio, poliziottesco) il regista romano si diede da fare, inanellando ben quattro titoli tra il 1973 e il 1975: Milano trema: la polizia vuole giustizia, La polizia accusa: il servizio segreto uccide, La città gioca d’azzardo, Morte sospetta di una minorenne. Il primo film di questo filone police-thriller, considerato da molti anche il suo tentativo meglio riuscito, mischia elementi tipici del poliziesco tipico (inseguimenti, indagini della polizia, rapine in banca) a intuizioni che poi faranno la fortuna del filone thriller più politicizzato (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sbatti il mostro in prima pagina, Io ho paura). Molto più vicino a Cadaveri eccellenti che non a Milano odia: la polizia non può sparare, questo primo tentativo di Martino nel poliziesco si rivela molto riuscito sia per l’audacia degli argomenti trattati (l’infiltrazione all’interno degli organi di polizia di un potere occulto cospirante un golpe) sia per la dinamicità di azione, favorita anche da un protagonista, il commissario Caneparo (interpretato da un Luc Merenda al culmine della sua forma). Continua a leggere

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“Society” (1989)


“Le persone sono quelle che sono – questa è una regola che devi imparare ad accettare, così come devi imparare ad accettare la famiglia e le sue regole. Discrezione, Bill. Se continuerai a ribellarti ti ritroverai molto presto nei pasticci. Al mondo c’è chi fa le leggi e chi invece deve rispettarle, basta definire con esattezza il proprio ruolo”.

Society (conosciuto anche come Society – The Horror) è il primo film diretto dal regista filippino-statunitense Brian Yuzna; scritto da Rick Fry e Woody Keith, fu prodotto da Yuzna nel 1989, ma fu messo sul commercio solo tre anni più tardi, nel 1992, per di più con il divieto di visione per i minori di 18 anni. Yuzna si consacrerà in seguito al grande pubblico dell’horror con Re-Animator 2, ma Society resterà in qualche modo uno dei suoi film migliori. Pur essendo un prodotto non ben definito (parte come la classica commedia americana “da college”, per poi sfociare nel mystery, nell’horror e nella fantascienza) e presentando dei fortissimi elementi weird (in particolar modo il delirante finale), Society si impone all’attenzione del pubblico di genere come un titolo di grande rilevanza, capace di coniugare al suo interno scene splatter al limite dell’osceno ed un fortissimo elemento di critica sociale. Continua a leggere

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“La Corta Notte delle Bambole di Vetro” (1971)


“Niente deve cambiare”

Il regista italo-croato Aldo Lado è noto al pubblico del cinema di genere soprattutto per aver realizzato tre film: il suo esordio cinematografico La Corta Notte delle Bambole di Vetro (conosciuto anche con il titolo Malastrana e all’estero come The Short Night of the Glass Dolls o Butterfly of Night), che è anche il suo capolavoro, il successivo Chi l’ha vista morire? (1972) e l’horror-slasher L’ultimo Treno della Notte (1975). La Corte Notte delle Bambole di Vetro è un giallo all’italiana che però vira singolarmente verso il thriller cospirazionistico, sottogenere che prese piede a partire dalla metà degli anni Sessanta grazie alla clamorosa “trilogia degli appartamenti” di Roman Polanski (Repulsion, 1965; Rosemary’s Baby, 1968; Le Locataire, 1976) e che venne importato in Italia prima da Aldo Lado e in seguito da Francesco Barilli (Il Profumo della Signora in Nero, 1974). Il film, ambientato a Praga ma girato prevalentemente a Zagabria, presenta cupe atmosfere polanskiane e si consacra come uno dei punti più alti mai raggiunti dal thriller italiano. Continua a leggere

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“Le Orme” (1975)


Le Orme (conosciuto all’estero come Footprints, Footprints on the Moon o Primal Impulse) è un misconosciuto film di Luigi Bazzoni, tratto dal romanzo di Mario Fenelli Las Huellas. Bazzoni era noto al pubblico per aver prodotto dieci anni prima, nel 1965, La Donna del Lago con Franco Rossellini. Le Orme è una pellicola assolutamente atipica, e di conseguenza molto difficile da incasellare in un genere preciso. Potrebbe essere definito come un thriller psicologico con forti elementi di mistero, e con richiami al genere fantascientifico; viene anche accostato al sotto-genere del thriller cospirazionista. Il plot e la sceneggiatura palesano la volontà del regista di sperimentare, la fotografia è quasi surrealista. Continua a leggere

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“π” (1998)


“Non bisognerebbe mai guardare fisso il Sole… ma io, una volta, da bambino, l’ho fatto…”

π (conosciuto in Italia come π – Il Teorema del Delirio) è un film del 1998 diretto da Darren Aronofsky. E’ una pellicola indipendente realizzata con un budget molto limitato, con una realizzazione grafica in un bianco e nero puro e duro, caratterizzato da immagini sgranate e contrasti elevatissimi. E’ un thriller di fantascienza che parte da un presupposto razionale (la ricerca di un numero che spieghi tutto ciò che succede nella realtà sensibile) per approdare a temi metafisici. Continua a leggere

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“Spasmo” (1974)


Spasmo è un film di Umberto Lenzi, del 1974. Si colloca nel filone giallos italiano/thriller così in voga ai tempi; pur non essendo una pellicola memorabile nel genere e risultando noioso a larghi tratti, si conclude con una finale inaspettato che in parte lo riabilita. Continua a leggere

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