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“Emanuelle: perché violenza alle donne?” (1977)


Emanuelle: perché violenza alle donne? (Emanuelle around the world) è un film di Joe D’Amato (Aristide Massaccesi). Si tratta del quarto film della serie di Emanuelle nera, il quarto diretto da Massaccesi, nonché probabilmente il più cupo e pessimista della saga, oltre ad essere quello più ricco di location. Uscì nelle sale nel 1977, e dopo qualche mese venne seguito da Emanuelle e gli ultimi cannibali, quinto episodio della saga. Continua a leggere

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“Society” (1989)


“Le persone sono quelle che sono – questa è una regola che devi imparare ad accettare, così come devi imparare ad accettare la famiglia e le sue regole. Discrezione, Bill. Se continuerai a ribellarti ti ritroverai molto presto nei pasticci. Al mondo c’è chi fa le leggi e chi invece deve rispettarle, basta definire con esattezza il proprio ruolo”.

Society (conosciuto anche come Society – The Horror) è il primo film diretto dal regista filippino-statunitense Brian Yuzna; scritto da Rick Fry e Woody Keith, fu prodotto da Yuzna nel 1989, ma fu messo sul commercio solo tre anni più tardi, nel 1992, per di più con il divieto di visione per i minori di 18 anni. Yuzna si consacrerà in seguito al grande pubblico dell’horror con Re-Animator 2, ma Society resterà in qualche modo uno dei suoi film migliori. Pur essendo un prodotto non ben definito (parte come la classica commedia americana “da college”, per poi sfociare nel mystery, nell’horror e nella fantascienza) e presentando dei fortissimi elementi weird (in particolar modo il delirante finale), Society si impone all’attenzione del pubblico di genere come un titolo di grande rilevanza, capace di coniugare al suo interno scene splatter al limite dell’osceno ed un fortissimo elemento di critica sociale. Continua a leggere

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“La Corta Notte delle Bambole di Vetro” (1971)


“Niente deve cambiare”

Il regista italo-croato Aldo Lado è noto al pubblico del cinema di genere soprattutto per aver realizzato tre film: il suo esordio cinematografico La Corta Notte delle Bambole di Vetro (conosciuto anche con il titolo Malastrana e all’estero come The Short Night of the Glass Dolls o Butterfly of Night), che è anche il suo capolavoro, il successivo Chi l’ha vista morire? (1972) e l’horror-slasher L’ultimo Treno della Notte (1975). La Corte Notte delle Bambole di Vetro è un giallo all’italiana che però vira singolarmente verso il thriller cospirazionistico, sottogenere che prese piede a partire dalla metà degli anni Sessanta grazie alla clamorosa “trilogia degli appartamenti” di Roman Polanski (Repulsion, 1965; Rosemary’s Baby, 1968; Le Locataire, 1976) e che venne importato in Italia prima da Aldo Lado e in seguito da Francesco Barilli (Il Profumo della Signora in Nero, 1974). Il film, ambientato a Praga ma girato prevalentemente a Zagabria, presenta cupe atmosfere polanskiane e si consacra come uno dei punti più alti mai raggiunti dal thriller italiano. Continua a leggere

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“La Montagna del Dio Cannibale” (1978)


Dopo aver snocciolato per bene lo spaghetti western e il giallos all’italiana, il regista romano Sergio Martino si avventurò (è proprio il caso di dirlo) nel genere adventure-horror. Ne La Montagna del Dio Cannibale del 1978, che è il primo tassello di una supposta trilogia (seguirono nel 1979 L’Isola degli Uomini Pesce e Il Fiume del grande Caimano) Martino segue fondamentalmente la nuova ondata del filone cannibale iniziata nel 1972 con Il Paese del Sesso selvaggio di Umberto Lenzi e diventata poi nota soprattutto grazie a Ultimo Mondo Cannibale (1976) e Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato. Continua a leggere

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“Perché quelle strane Gocce di Sangue sul Corpo di Jennifer?” (1972)


Il regista barese Giuliano Carnimeo è maggiormente noto al pubblico per i suoi spaghetti western che altro, ma Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (conosciuto all’estero come The Case of the Bloody Iris) è un ottimo prodotto del filone giallos all’italiana, che si piazza a conti fatti tra Sergio Martino (Lo strano vizio della signora Wardh, 1971) e Mario Bava (Sei Donne per l’Assassino, 1964), con citazioni floreali di Umberto Lenzi (Sette Orchidee Macchiate di Rosso, 1971) ed anticipando in qualche modo il migliore Andrea Bianchi (Nude per l’Assassino, 1975).

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“Sweet Movie” (1974)


Sweet Movie (in Italia tradotto come Dolcevita) è molto probabilmente il delirio più famoso del regista yugoslavo Dusan Makavejen. Esso unisce nella sua narrazione anarchica i destini di due ragazze, che assurgono a ruolo di protagoniste. Continua a leggere

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